pos1;21one a1 · contrario ma perchè questa mia esperienza può· considerarsi tipica. « Avevo una èasa: ~e· 1 '.hanno devastata. Avevo un giornale, me. 1? hanno soppresso. Avevo una cattedra: l'ho dovuta abbandonare. Avevo, come- ho oggi, delle idee, una_ dignità, un ideale: per difenderli ho dovuto a~dare in galera. A~evo· dei maestri, degli amici -_- A·mendola, Matteotti, .Gobetti - me li hanno uccisi. « La nostra.colpa - quella che il fascismo non. può perdonarci è di FlOÌl rassegnarci, di non chinare il capo di fronte a tanta tragedia, di ·continuare a ·lottare. Lottiamo~ Lottiamo come tutti i popoli _che hanno lottato, con lo ste,sso animo con ·cui probabilmente lottavano, sei secoJi or sono, gli Svizzeri confederati sul campo di Griitli ». _· C'è qualche cosa d'altro che è peculiare a Rosselli durante il suo esilio in Francia ed è l'instancabilità ' con cui va ripetendo ovunque, in faccia ad un'Europa indifferente un ritornello èhe sembra far di lui una . ' . Cassandra poco piacevole: (< Il fascismo è la guerra ». Scommetto che persino. molti di voi che oggi mi ascoltate, avreste tacciato di « me~_agramo » questo insopportabile scocciatore· il quale, nella lontana estate del · 1933, mentre magar~ ve ne stavate, alla pari di tanti· ,altri, a godervi il sole e la brezza marina su- una elegante spiaggia del Tirreno o· dell'Adriatico, e ma-·· gari anche _contemplando la fotografia ·di Mussolini , nélla pacifica funzione di mietere il grario, fosse venuto a gridarvi con insistenza:·« torna· la guerra». / Infatti è sottò il tit?lo « La guerra che torna»· che Carlo Ro~selli scrisse allora sui quaderni di G. L. un articolo veramente profetico, come si può dedurre dal- 1 le seguenti righe: « A costo di essere fraintesi e. laBibliotecaGino Bianco
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