Partito socialista italiano - Quel 10 giugno 1924

Sui problemi comunali e sulla finanza locale, pubblicò, in quegli anni, diversi saggi apparsi su • Critica Sociale •, I'• Avanti! •, • La Giustizia •, • ·La lotta •, di Rovigo, il • Comune Democratico •, la • Nuova Antologia •, nonché opuscoli divulgativi ed educativi come • Alla conquista del Comune •. Nel 1920 Istituì l'ufficio di consulenza legale e di ispezione amministrativa per I 63 comuni del Polesine, fu appassionato ai problemi della pubblica istruzione, per cui la fondazione di biblioteche popolari e scolastiche e il riordinamento delle scuole primarie nei comuni rurali del Polesine, fu opera sua. Nel novembre del 1919 venne eletto deputato nel Collegio di Rovigo°Ferrara. Nel 1921, non partecipò al Congresso di Livorno, perché impegnato a Ferrara a reggere la Camera del lavoro, dopo che questa Città era stata invasa da bande fasciste. Nacque il fascismo e la caratteristica di questa reazione di classe è nota : non vi fu op- - posizione degli organi di Stato; i prefetti scioglievano le amministrazioni su ordine del fascisti; la polizia arrestava i bastonati e i parenti delle vittime; l'Esercito prestava aiuto, armi e mezzi alle bande agrario-fasciste. In Parlamento più volte denunciò la collusione fra governo e fascisti, documentando, com'era sua abitudine, ogni accusa. Quando alla Camera Matteotti interveniva, I fascisti si scatenavano in ignobili gazzarre e più d'una volta il Presidente dell'Assemblea fu costretto a togliere la seduta o a togliere la parola a Matteotti. Matteotti venne rieletto nel 1921 nel Collegio di Padova-Rovigo e, nel 1924, in due Circoscrizioni : Veneto e Lazio-Umbria. Intensa fu la sua attività parlamentare. Passava ore e ore nella biblioteca della Camera per documentarsi, attingere dati che occorrevano per lottare, con la parola e con la penna, cercando sempre di fondarsi sulle cose e sulla realtà. Oddino Morgari ci ha lasciato di Matteotti un profilo di un parlamentare instancabile : • ..... Conpulsava e sforbiciava libri, giornali, pubblicazioni ufficiali per ricavare - scrisse il Morgari - il materiale da far servire alla lotta; scriveva lettere, articoli, correggeva bozze di stampa; diramava circolari; accorreva nascostamente nei luoghi dove più imperversava il fascismo; alla Camera parlava in riunioni, in commissioni e nell'aula, mentre occorrendo, con un pentola di col-la in mano, girava per Roma per affiggere dei manifesti elettorali antifascisti con pericolo di vita •. Verso la fine del 1923 Matteotti, In un suo libretto : • Un anno di dominazione fascista •, Bibl c eu a1u~i oc 1~M~o piuttosto ampio della politica del fascismo in tutti i campi della vita nazionale. Non poche delle documentazioni sui guasti, le illegalità, le contraddizioni del regime, provenivano da fonti fasciste. Ma in questo suo lavoro, Matteotti dimostrò che ogni operazione finanziaria o repressiva è sempre rivolta contro gli interessi o le organizzazioni proletarie, mentre favorisce sempre e soltanto certi gruppi industriali e agrari. Con le armi delle cifre e dei fatti, Matteotti demolisce tutta la demagogia del fascismo. Dal 1921 egli divenne la bestia nera degli agrari del Polesine, tant'è che subisce una aggressione e rapimento. Sarà costretto, per continuare a dirigere il movimento, a lasciare il Polesine e a costituire una specie di organizzazione clandestina aPadova e Venezia. Faceva ritorno nel Polesine soltanto di nascosto o spesso travestito. Da quel momento li problema del fascismo diventò per lui il problema principale. Matteotti era instancabile. Organizzava convegni di partito nonostante i divieti, sfuggiva ad aggressioni, cambiava sempre residenza, era inseguito e minacciato dai fascisti. Riuscì persino ad· espatriare clandestinamente nell'aprile del 1924, per aver contatti con esponenti della Internazionale Operaia a Parigi, per far tradurre • Un anno di dominazione fasci·sta • a Londra, per portare il saluto del proletariato italiano al Congresso del Partito Socialista Belga a Bruxelles. Da questa tribuna egli denunciò all'Europa e al Mondo, la barbarie che si era abbattuta in Italia; le violenze contro le organizzazioni operaie. Denunciò la profonda natura reazionaria di classe del fascismo e la posslbi-lltà - proprio per questa sua natura - di una l'~•ensione internazionale. Avvertì infine, con intuizione profetica, il pericolo che incombeva sull'Italia e l'Euroi,a intera, per cui difendere la libertà nel proprio paese, significava difendere la libertà di tutti. Quando nel 1922 avvenne una nuova scissione socialista, Matteotti si trovò alla testa del nuovo partito social•ista unitario, di cui venne eletto segretario. Nel PSU si trovarono uomini di grande prestigio come Turati, Treves, Modigliani, Prampolinl, Buozzi, ma Giacomo Matteotti ne era il cervel·lo politico e organizzativo. Nel gennaio del 1924 a Torino, rispondendo a chi gli chiedeva se non temesse ·spedizioni punitive sulla sua persona, rispose che se avesse dovuto subire ancora una volta delle violenze, sarebbe stato o per mano dei sicari degli agrari del Polesine o della banda

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