Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

La tesi di Cavour si palesa semplice: la Prussia è una Potenza che non può dichiararsi paga dell'attuale carta geografica europea; la Prussia deve ricordarsi di Olmutz, non può quindi ostacolare il Piemonte che lotta per deprimere l'Austria, rivale fortunata della Prussia; la Prussia avrebbe da guadagnare in un indebolimento dell'Austria; quindi non si chiede l'ausilio armato della stessa Prussia, ma una neutralità, assoluta e redditizia. Cavour illustra questa tesi al conte Brassier, pimentandola di tutte le accortezze che finiscono col secondare il diplomatico, il quale _ha acquistato una naturale simpatia per Cavour e per Torino, dove respira bene mangia meglio ed è avvolto (Cavour sorveglia anche i particolari) da una soffice ospitalità eufòrica: il marchese Gioacchino Pepali di Bologna parte coo la stessa tesi per Berlino, dove è stato assunto alla Corona il principe di Hohenzollern, suo pare'.1te. In fondo anche allora Italia e Prussia gràvitano sull'orbita della stessa storia: i Savoia e gli Hohenzollern rappresentano due dinastie nazionali, con la comune aspirazione di interpretare una missione unitaria; il Piemonte deve vendicare Novara, e la Prussia Olmutz; l'uno e l'altra si trovano di fronte al principio delle rivendicazioni nazionali; infine l'Austria è uno Stato al tramonto, con una funzione europea esaurita, la Germania è all'inizio, con un avvenire deciso che tanto più guadagna forza quanto più l'Austria ne perde. La storia dimostra la verità di queste diagnosi: sul Piave muore l'Austria, e gli anni di poi sono un coma senza vitalità; in un'Europa stanca vecchia e peccatrice, la Germania rappresenta con l'Italia l'avvento delle nuove forze; le nazioni proletarie sono alla riscossa contro le decadenti Potenze plutocratiche. Ma intuire tali lontane traiettorie giganti il 1859, come fa Cavour e illustra, significa possedere proprio quel sesto senso del domani storico, del quale sono dotati i grandi Capi, di romana semente. A Diisseldorf s'incontrano l'inviato di Cavour, il Marchese Pepali, e il principe di Hohenzollern: però questi è tuttora preoccupato della sua ascesa fortunosa, non si sente consolidato, teme le sotterranee rivolte per una sua decisione 92 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==