Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

re stesso ne subisce il magnetismo, ne freme, ne è geloso e tenta invano di ribellarsi. Concludo: il diplomatico è gigante, l'amministratore mediocre>>. Bel discorso di opposizione, con alcunchè di nuovo, come quel mettere il Re in rissa; solo che il bello non è nuovo, e il nuovo non è bello. È il discorso solito, talvolta detto a voce alta e talaltra sussurrato; un discorso tutto da tribuna o da corridoio, secondo i tempi e le vicende: ma in verità il Genio non ha bisogno di mezzadrie, le ore veramente gravi non sono gestite in cooperativa, sul cùspide della piramide non è posto che per uno; e infine, qualunque scelta egli faccia, sarà sempre soggetto allo stesso altrui ruminare, con una persona di meno, il prescelto, e una persona di più, il non scefto. Questo è ben chiaro. La massa si appassiona a se stessa, e il gregge continua a brucare mansueto osservando il fratricidio di Caino e Abele, mentre si disperderebbe in corsette precipitose sol che una pietra cadesse sulle corna d'una pecora. Evidente. La grandezza del Parlamento Subalpino non è quando esso mugola contro Cavour; è quando invece lo segue. Qui viene il bello: studiare Cavour e il Parlamento nei confronti con la Francia, l'Inghilterra e la Germania. Una leggenda, contro la quale non ci sembra si sia sinora sufficientemente protestato, è nel rappresentare il Parlamento Subalpino come francòfìlo e Cavour come affetto da tenaci « fìlìe >> anglofrancesi; la verità è un'altra. Bisogna porre attenzione a Cavour sin dagli esordi. Le grandi vite si somigliano, come se nella storia non si possa essere grandi che a un modo solo: Cesare, Napoleone, Mussolini si trovano dìnanzi a un destino che ha le stesse svolte; anche per Cavour, che òpera da un piccolo Stato, alcune ore battono sul quadrante, per il suo tempo e per la sua impresa, con lo stesso suono ~i quelle dei fondatori di regimi e di imperi. Mussolini prende ipoteca sul futuro attraverso un articoBiblioteca Gino Bianco

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