Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Celebraqòo il III Annuale della Rivoluzione, alla Scala di Milano, dopo l'apoteosi del discorso, la f~lla ch'è rimasta fuori teatro intende vedere il _Duce, vuole anch'essa sentirlo parlare. Allora, salito sulla terrazza, sedate le acclamazioni, egli scandisce forte: « Cittadini, perchè siete così •esigenti... ». Una voce si leva, in uno scatto che tronca il periodo: - Perchè ti vogliamo bene, Duce! -. Il discorso riprende: « ..• così esigenti da pretendere un supplemento al discorso che voi non avete ascoltato ma che leggerete? ,,. Risponde la voce, esattissimamente, e sempre nel romano tu dei Cesari e dei legionari: - Perchè la Tua parola la vogliamo sentire da Te -. Il discorso riprende: « Giornata di profonda comunione fra Capi e popolo. Bisogna che tutti coloro che si cullan,o in sogni pazzeschi si convincano che il cantiere ... ,i. La voce, ormai assurta al ruolo di dialogo: - Il cantiere è · chiuso -. Il discorso rettìfica: (( Il cantiere lavora sì; ma è proibito l'accesso ai non addetti ai lavori ,i. La folla ride, urla, applaude; è presa nel vortice dell'allegro eloquio figurato; la pasquinata, una volta tanto, scende dall'alto; il popolo la fa sua, 1a confisca per la sua letizia; e la solita voce non individuata riprende la figurazione del cantiere, e grida: (( Viva il capomastro! ,,. · Il popolo sempre ama che la parola del Capo gli giunga diretta, nella combustione viva del momento in cui nasce, nella col'.aborazione delle due irruenze (di chi ascolta e di chi parla), nella illuminazione degli incontri memorabili. Il IV Anniversario della Rivoluzione, Mussolini, dal balcone di Pa!azzo Chigi, invita Renato Ricci a leggere il St10 (( Messaggio agli lta_liani ii. Ma mentre Ricci legge, la folla è percorsa da sussulti; pare che l'evenienza si sciupi senza che la parola sorga sulle labbra stesse del Capo; al'.ora una voce intona la preghiera carica di desiderio custodito: - Duce, vogliamo udire Te. Pàrlaci Tu-. Il Duce cede: (< Vedo che voi preferite di sentire la mia postilla al mio discorso )>. La fol:a, raggiante: - Sì! Sì! -. Il Duce: « La mia parola d'ordine è un verbo: Durare! Durare giorno per giorno, mese per mese, anno per anno ii. E che! la folla non ha parsimonie J?,ell'impegno col tempo, è abituata ai miti delle ère, le par troppo moderata questa misura dell'anno per anno; ancora 797 B1b 11otecaGino Bianco

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