Tuttavia, Mussolini· è sempre protagonista: anche negli anni in cui sembra uomo di parte tra uomini di rissa, soggetto alle possibilità dell'inimicizia, il rancore dei suoi avversari ha la grinta d'un impeto che si è fatto odio con la segreta nostalgia di ridiventare amore. Nelle assemblee, sotto il baleno dei suoi occhi, nessuno ha mai la spregiudicatezza di gridare l'invettiva individuandosi: senza rendersene chiara ragione, anche le folle ostili presentono nell'uomo un destino, e sono inconsciamente portate al rispetto ·1erso chi ha già in sè le verità del domani. Mussolini ha fatto sempre ammabrc di sè non solo i seguaci, il che è manifesto e naturale; ma anche i nemici, il che non si spiega se non pensando al divino potere che Carlyle rintraccia negli eroi. La folla - si sa - ha ragione dell'individuo: contro il çoraggio disperato dell'uno, stag'.iato nel brivido della solitudine e offerto all'ingiuria d'ogni punto cardinale, la folla ha l'orba violenza che viene dall'affogare la responsabilità sìngola nel gesto anonimo e dal sentire la propria sorte ridiventata comune e generale: la belva, domata nei vagli e nei limiti oltre cui bisogna rendere conto, si scatena se la moltitudine fa vane le discriminazioni e impossibili le differenziazioni. Ma anche la folla, e anche ne'.le ore più accese del dispetto, non riesce al vilipendio, quando intuisce di battersi contro il gigante sorto dalla matrice sua istessa, e, come tale, consapevole d'ogni suo moto e destinato al ritorno del suo amore smarrito. Quando il 1914, di novembre il 25, la Sezione Socialista di Milano ce'.ebra il processo contro il compagno Mussolini, la folla è imbestialita. « La mia sorte è decisa - dice Mussolini, uno e solo, avverso tutto e avverso tut- . ti - è decisa; e semb_ravogliate compiere l'atto con una certa solennità )). Qui _l'assemblea deve gridare, non può fare a meno di gridare, vuole convincersi col rombo del proprio urlo d'essere la più potente; infatti interrompe: «Forte/Forte! Parlare forte! )). Mussolini, a quest'insistenza imperiosa che vuole già stabilire il domìnio su di lui e contro di lui, non cede: batte nervosamente il bicchiere sul tavolo. Una protesta muta. Se l'oratore si fosse chiamato Làzzari ò Bombacci, la folla avrebbe fatto giustizia della temeraria rivolta. Invece, sotto lo sguardo di Mussolini che si fa spietato, 788 BibliotecaGino Bianco
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