a1 governo undici anni, dalla caduta della Destra all'avvento di Crispi. Giolitti torna al potere cinque volte; Crispi, quattro; Di Rudinì, quattro_; Cavour, La Marmara, Cairoli, tre volte; due volte, Ricasoli, Minghetti, Sonnino, Salandra, Nitti. Nel 1922 si fa punto: comincia la nuova storia di uno e di tutti, Mussolini e l'Italia, Duce e popolo. li Parlamento, in tutù i paesi, ha anche una gloria oratoria: sembra esista un'eloquenza parlamentare, che dagli altri generi si differisca. Cormenin, sotto lo pseudonimo di Timon, pubblicò in « Les Orateurs )> una specie di breviario per gli oratori politici: « Non si deve salire alla Tribuna molto spesso: prodigarsi è diminuirsi. Quando un oratore principale ha lanciato un colpo di scure, non si deve ritentare il colpo col piatto della sciabola: l'argomento ripetuto è come un pranzo riscaldato. Non tentare l'umorismo, se l'assemblea è commossa. Ricorrere sempre all'esordio che sia nell'argomento, e non fuori. Non ostentare modestia nè orgoglio. Non abbondare in gesti: farsi più ascoltare che guardare. Se l'oratore precedente fu scherzoso, tu devi essere grave; e vicever- .-a. Nella polemica, badare più a quello che l'avversario ha taciuto che non a quello che ha detto >>. Il Parlamento italiano, di regola, non ha mai posto la clessidra all'eloquenza, e vani sono stati tutti i tentativi del genere, a cominciare da una proposta dell'on. Ondes Reggio, il quale - nel '69 - presentava una modifica di regolamento per ridurre a sole quattro ore il tempo massimo d'un discorso: non si parlava brevemente, in quel tempo. Tuttavia, una rèmora è nel fatto che non si possa leggere oltre venti minuti, ma i presidenti sono stati sempre longanimi in questo calcolo, e le assemblee pazienti. Nella XXVII legislatura, il Fascismo ha istituito, alla_Camera, la Tribuna, mentre prima si parlava dal proprio banco: e già questo porsi al centro dell'attenzione, isolato nell'assemblea, non sorretto dall'immediato contatto dell'uditorio e dall'incoraggiamento dei vicini, conferisce una minore facilità verbosa: la Tri774 Biblioteca Gino Bianco
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