cnismo dei vari reparti, numerosi e complessi, con l'efficace e inistancabik ausilio del dirigente gli uffici di Questura, Ferdinandi. Al Senato, la presidenza fascista si ha con l'on. Federzoni, al quale~ come si è detto - succede l'on. Suardo, squadrista temerario e classico rievocatore dell'Urbis Senatus, come attestano alcuni suoi discorsi di latino respiro. Prima di Federzoni, è alla presidenza l'on. Tommaso Tittoni, per nove anni; nessuno dei predecessori, tranne Domenico Parini, vi rimane per sì lungo tempo: il '923, essendo disponibile un solo Collare dell'Annunziata, Mussolini, invitato ad accettarlo, chiede che in sua vece sia concesso all'on. Tittoni: onore a Tittoni, e soddisfazione del Duce di far felice un uomo, al quale - avendo raggiunto le cime - è ben difficile dare ancora qualcosa. Chiudendosi la x:ivn legislatura, l'on. Tittoni lascia la presidenza del Senato per quella dell'Accademia: ha 47 anni di vita pubb\ica, 27 come senatore: pronuncia un commosso discorso; è àumentato - dice - il peso degli anni e « mi sono accorto che .qualcuno mi considera già, secondo l'efficace espressione di Heine, come una spiga dimenticata dalla falce del mietitore». Il discorso ha qualèhe punta di amarezza e un'ingiustificata riserva, eppur comprensibile, sull'apologia della gioventù, « che oggi ---:-soggiunge - accenna a prevalere, come quattrocento anni fa, quando un cardinale, nel conclave del I 5 I 3, annunciò al popolo l'elezione di Leone X colle parole "ac vigeant va- . leantque juniores" ... La storia c'insegna che, quando furono avviliti i Senatori e non si tenne conto del loro consiglio, la cosa pubblica periclitò: Ingravescente iuvenum insolentia Senatus sententia spreta Repùblica romana •ruit ». In verità Mussolini ha valorizzato le funzioni del Senato, ha ridato all'alta Assemblea il peso e la dignità talvolta trascurate dai governi demoliberali, i quali, profittando del maggior senso responsabile dei senatori, solo si preoccupavano degli infidi umori di Montecitorio. Nel disc:orso dell'8 dicembre del '928, col quale il Duce chiude la XXVII legi772 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==