- e siamo. al 1929: _:__ « Verso il 1940 molte opere attualmente in corso saranno compiute. Compiuta sarà gran parte· della bonifica integrale, specie nell'Agro Pontino >>. Si dice che la vita dell'uomo sia breve; invero,- se si pensi che Ces;ire è soggetto alla coltellata e Napoleone al cancro mentre i popoli si rinnovano ogni due millenni, se si pensi che il corvo I vive due secoli e la tartaruga tre, si può onestamente opporre .LjUalche riserva sulla giustizia dei limiti assegnati da Dio alla specie degli eroi dei santi e dei poeti. Ma Mussolini ha aliungato la vita degli Italiani, abituandoli a queste scadenze · lontane di decenni, rendendo familiare il tempò, parlando col tu alle distanze che in altre epoche sembravano accademiche, vincendo quel senso provvisorio del carpe diem che da Orazio in poi ha sintetizzato le filosofie spicciole d'ogni buona norma di vita. Quello che Mussolini dice il 1929 è più che attuato, non il 1940, ma alle vigilie del 1940: il Duce è sempre in credito; mai un giorno di mora. Nel discorso della prima e della seconda Assemblea, la parola si fa trèpida per la cura della gìovinezza; in quello della terza quest'amore della gioventù è sottinteso, il'.umina del suo riverbero le certezze del domani. «.Il Fascismo - dice il 1929 - ha realizzato una riforma scolastica che ha dato un nuovo stile all'insegname.nto ». Ma lo stile nuovo non è definitivo; niente è mai stàtico nel Fascismo, niente ha la presunzione di fermarsi mentre il tempo corre, niente ha la ridevole pretesa di corazzarsi d'immortali principi; il segreto della perenne giovinezza del Littorio è appunto in cotesto rinascere ogni giorno senza bagaglio di retroguardie sulle idee che avanzano e sulle esperienze che concludono; le anchìlosi appartengono alla patologia dei popoli che nessun'altra parola hanno da dire e null'altro da fare se non di crepare. o - per essere gentili - di morire. (Il modo dell'altrui fine può non interessarci). Dopo dieci anni la riforma scolastica ritorna all'ordine del giorno; non più il banco iso!ato e mortificato nella negligenza del fisico, ma il richiamo a quella sorvéglianza del corpo, già intesa dai Romani e oggi armonizzata con l'intelletto: Carta della Scuola, Dichiarazione V: « Il lavoro, che sotto tutte le forme intellettuali, tecniche e man'tlali, è tutelato dallo Stato come un dovere sociale, si 735 Bib1iotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==