niese); Cesare parla magnificando le terre della Gallia che saranno il festino. delle truppe; Napoleone, a Montereau, piazza egli stesso i cannoni gridando: « avanti, o camerati; il bottino ci attende >> : Mussolini non ha mai promesso festini nè bottini, non ha mai fatto leva sul tornaconto del milite, non ha mai accertato il bivacco e nemmeno la tregua : « Per noi fascisti la vita è un combattimento continuo e incessante che noi accettiamo con grande disinvoltura, con grande coraggio, con la intrepidezza necessaria >>. L'utile non è più nel risparmiare ma nel prodigare se stessi; il prodigio sta nell'accettazione totalitaria di questo cànone che non è nella costituzione non nella tradizione non nelle leggi, immune da quella vis a tergo che hanno le strutture ereditarie nella successione dei popoli. Ereditariamente l'uomo nasce con un diritto, il diritto a vivere; la parola premente del suo linguaggio è l'io (di regola: una protesta o un'esigenza); la rivoluzione francese, affermando i diritti dell'uomo, seguì il prontuario d'ogni rivoluzione, le rivoluzioni hanno nel fondo l'invito di Diogene che si gode il sole(« lèvati tu che ci vo' stare io n); è solo Mussolini che, infranti i cavalli di Frisia, avverte : « Vogliamo conciliare il diritto con il dovere. Il diritto è la risultante del dovere compiuto>>. Questi paradigmi, i quali si attengono alle fecondità dello spasimo e a una superiore coscienza equilibratrice fra il dare e l'avere, erano del tutto ignoti al mondo prefascista o, se mai, figuravano fra i libri scolastici di letture amene, con Dante che divenne grande per il no di Beatrice e per l'esilio da Firenze e con Pierino - garzoncel!o bennato - cui venne copia di elogi per avere ceduto la colazione al bambino tapino: però era inteso si facesse per dire, quasi col tacito rimorso del maestro che in definitiva sapeva come la vita avrebbe rimesso a posto le idee, e con la stessa convinzione che gli scolari di ieri e di oggi hanno circa l'aiuto a vivere che appresta l'aoristo greco o il rapporto dell'arco col coseno. Fuori la scuola, eran fermi come colonne antonine quei princìpi di disinteresse societario per i quali il cittadino liberale viveva nella gelida jndifferenza verso ogni travaglio nazionale, sia economico sia politico sia morale. Biblioteca Gino Bianco
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