Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Bi gloria, presidiando, da ministro soldato, . il ministero del- ]'Africa nell'eroico tempo delle armi. Dal primo sindacalismo fascista a oggi l'idea ha preso ossa e carne, secondo quello sviluppo previsto e voluto da Mussolini, sin dai discorsi della vigilia, attraverso l'atto costitutivo del novus ardo statale: « Carta del Lavoro », deliberata dal Gran Consiglio sin dal 1927, divenuta legge fondamentale dello Stato nel dicembre '28. Se n'è fatto ca!J}mino in poco più d'un lustro! Già nei primi anni Edmondo Rossoni dedkava all'iniziale moto dell'idea la passione organizzatrice del vecchio sindacalista.: cof suo faccione gaudioso, Rossoni sembrerebbe nato pel paese di 8engo~i, nel quale « gli àrbori fanno frutti tutto l'anno » e vi son « fiumi di moscatello· e malvasia >> e fontanelle dove « chi si lava il viso ingiovanisce di che età desidera »; invece, l'on. Rossoni, sia pur Ministro di Stato, è sempre vampantc nella Rivoluzione, in un vigile intendimento per il popolo che lavora procrea ed avanza. Il 28 gennaio parla l'on. Razza, per dimostrare che con questa legge finisce il mondo liberale-capitalistico, e l'idea fascista prende pegno sul secolo XX; segue il relatore on. Rocco, il quale, fra i prolungati applausi dell'Assemblea, .attesta al Duce l'amore degli Italiani anche per questa nuova grandezza degli ordinamenti politici, per questo nuovo primato nel mondo: « affinchè questo primato si realizzi compiutamente, nel campo del pensiero e in quello dell'azione, noi vi seguiremo, ·o Duce, fino alla mòrte ed oltre». Il progetto di legge, approvato per acclamazione, dopo l'esame del Senato diverrà 'legge dello Stato: 5 febbraio '34. La Camera plebiscitaria ha raggiunto il termine della legislatura; ha bene meritato; ecco l'elogio del Duce: « Prima che la seduta sia tolta desidero darvi atto nella maniera più esplicita e solenne che qui, durante cinque anni, voi avete fe- . delmente servito la Causa della Rivoluzione Fascista. Per questa Causa noi, dal primo all'ultimo, siamo pronti a combattere con tutte le armi, sempre e dovunque». 3 Gino Bianco

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