tàiolano svicolando per le strade secondarie della vecchia . Roma. Solo l'on. Amendola, a Cassinelli il quale sottolinea .la totale disfatta aventinian.a, fa un cenno come d'attesa e pronuncia, dinanzi a un gruppo attònito e ammollato, la definizione scientifica del discorso del Duce: « un fragore di parate per coprire la ritirata». Oh profetico Tirèsia, sòfo e teòsofo ! Già i primi provvedimenti circa 'la disciplina della stampa, ·ma, sopra tutto, la decisa volontà del discorso del 3 gennaio sbaragliano senza lotta le ultime resistenze. Il 16 gennaio '926, profittando della commemorazione della Regina Margherita, alcuni deputati del distrutto Aventino rientrano inavvertiti nell'aula, a passi· felpàti, con celatissima agilità imprevista; ma il Duce, il giorno dopo, dichiara che nessuno dei secessionisti potrà essere tollerato nell'assemblea senza aver prima riconosciuto il fatto storico della Rivoluzione, la nefanda e fallita campagna scandalistica, la nessunq. comunanza col fuoruscitismo d'oltre frontiera. · I deputati Anile, Di Fausto e Scotti, àtornati nell'aula dalle sconvolte pendici aventiniane, sottoscrivono con il loro silenzio le imposte condizioni; però l'on. Caradonna ne pre- , tende accettazione espressa e i tre maddaleni espri'mono il loro contrito ritorno. . Il 18 dicembre del '26 anche l'on. Viola dichiara di e-bbandonare l'opposizione e di mettersi, soldato, a disposizione del Duce che guida le sorti della Patria; un po' tardi; il suo grido è quello del peccatore che arrost~sce alle infernali fiamme: « tràeme d'èste fòcora >>. . La ratifica dell'ingloriosa morte dell'Aventino si ha con una mozione firmata dagli onorevoli Augusto Turati, Farinacci, Starace, Renato Ricci, Vaccari, Limongelli, Leone, Ceci, Pierazzi, Chiostri e Aldi Mai. La mozione - considerando che, col pretesto di una questione morale nei confronti del Capo del Governo e dell'Assemblea, alcuni deputati fecero atto esplicito e pubb!ico di secessione, e compirono opera di eccitamento e sovvertimento contro i poteri dello Stato avvalendosi delle prerogative e delle immunità parlamertari; che • quindi siano venuti meno all'articolo 49 dello Statuto, di esercitare cioè la funzione al solo scopo inseparabile del Re e delBibliotecaGino Bianco
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