Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

verno a proclamare, contro la Marcia su Roma e at.traverso il noto proclama fuggiasco, lo stato d'assedio, << a cominciare dal mezzogiorno di oggi>>. Oggi, 28 Ottobre: « ... Manifestazioni sediziose avvengono in alcune province d'Italia ... Il Governo, dimissionario, ha il dovere di mantenere, con tutti i mez.zi e a qualunque costo, l'ordine ... ». Ma il Re - si è già detto - rifiuta di firmare il decreto di stato d'assedio, decreto che definisce (come si legge nella Storia della Rivoluzione di Farinacci) << non serio nè opportuno »; alle ore 12,40 del 28 l'Agenzia Stefani comunica: « Il provvedimento della proclamazione dello stato d'assedio non ha più -corso >J. Così fallisce l'insano tentativo di Amendola, specus !ante sulla proditoria speranza di porre la Corona di fronte al fatto compiuto: alle spalle del Re, da ministro del Re. Amendola trascina, nello schianto col quale si abbatterà definitivamente fuori delle sorti nazionali, tutta una comitiva dove sarebbe stato possibile sceverare. Alcuni lo seguiranno nel volontario espatrio; altri ne intenderanno a tempo il fallimento totale. L'on. Molè, ancor. prirria della partenza di Amèndola, ritornerà alla sua casa, donde, adolescente, s'è avviato verso un avvenire che sembrava sicuro, col dono delle penne timoniere, l'ingegno e la parola, la sincerità del credere e del combattere; egli è un depredato dall'equivoco d'una fedeltà che non sa abbandonare l'errore per tema che altri riscontri nell'onestà del ravvedimento l'utilitarismo della vigliaccheria; cade col peso dei sogni sbagliati, nello spèrpero di se stesso. Altri costituiscono la guardia d'onore di Amèndola e fra gli altri: l'on. Quaglino, munito di licenza elementare e di una scarnificante attività di pecùnia, il quale emigrerà in Francia dimenticando - secondo Giannini (r) - di consegnare la cassa della Federazione Edile; Sardelli, che non si riscatla cassa della Federazione Edile; Sardelli, che non si riscatterà mai dalla familiare abitudine di scrivere· cuore col qu; .Rosselli, che - passeggiando coi piedi dolci - suol dire « io... e il Padreterno», con venti posti in bianco tra lui e il Padre- ,, (1) Cfr.: Alberto Giannini: Le memorie di un fesso - Corbaccio: dall'Oglio, editore. (N. d. E.). BibliotecaGino Bianco

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