Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Insomma Lloyd George, che pure ha il polso del suo paese fra le mani, è smangiato dalla disistima verso l'esercito .inglese. Non parla sottovoce, questo vegliardo: « Dopo aver constatato tanta incapacità dei nostri militari di fronte alle nuove condizioni della guerra moderna, non trovavo giustificato il senso di fiducia)). E il 31 dicembre 1914, egli non sente di fare auguri per l'anno nuovo al Primo Ministro; gli scrive invece: « Se .non fossi stato testimonio della deplorevole mancanza di previdenza dei nostri capi militari, no11 avrei mai creduto' possibile che uomini in una posizione di tanta responsabilità vedessero così poco lontano ». Naturalmente, dove difetta la virtù dei capi e l'ardire dei soldati, ripara la cieca forza del ferro e della macchina; la guerra, oggi, ìn alcuni settori e in alcuni periodi, va perdendo Ja. sua bellezza epica per cedere il passo alla cupa tragedia del motore terrestre della casamatta ambulante dell'ordigno meccanico, in una cieca e infernale potenza della materia bruta contro l'umana poesia del coraggio. Ma, poi che ogni creazione duratura ha solo il sigillo dell'uomo, il tempo sta con la fede, e solo alla fede è serbato il trionfo finale: il tempo lo- - gorç. la materia e ingigantisce l'ardore, quando l'ardore è di cònio romano. Questa verità è palese pure a Lloyd George, il quale deve finire con l'ammettere che il genio e il valore italia.no siano la determinante storica della vittoria. Oh dio, non è esplicito, ha parole smozzicate come ogni debitore insolvente; ina nel fondo delle date e delle affermazioni la conclusione scintilla e fa luce. Quando, in una delle tainte conferenze, si decide di facilitare le operazioni militari a Salonicco costruendo ponti strade e ferrovie capaci alla manovra di trenta divisioni. Asquith si rivolge al Gen. Porro per dire che solo « l'Italia avrebbe potuto rendere l'importante servizio di migliora_re le linee di ·c(!municazione nei Balcani», Il verbale continua: « Lloyd George fa un grande elogio dell'abilità degli inge~ g,neri italiani e si chiede se non si possa domandare al G<>- verno di Roma di as.solverecoi suoi ingegneri ed operai un compit9 simile)). Bi r:1 GinoBianco

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