Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

non vuol ricevere Lloyd George, fa a questi comunicar e che non intende di··disturbarlo a venire da lui. Ma la baru ffa è gigantesca: a rileggerla oggi, mentre l'Inghilterra è in via di espiazione, è come un improvviso riflettore. su molti s ottintesi dell'attuale politica di guerra nel Regno Unito: q uesti inglesi, i più grandi, si somigliano tutti, perchè li acco muna il talento privo di genio, l'ostinazione priva di fed e, la prepotenza della preda corsara scambiata col privilegio della investitura divina. Tra i vari volumi ,di memorie, que lli di Lloyd George sono i più ricchi, i più gustosi, i più fer men- • tati; sono quasi millecinquecento pagine fitte, con no te richiami e cordiali ingiurie ai colleghi di Gabinetto, vivi e morti. Oh che duro gallese, questo gallese! E poi vede anche a fondo le cose: Clemenceau dicev a che « Wilson tutto sa e niente capisce; Lloyd George tU'tto capisce e niente sa >>. La guerra è scoppiata il '914, dopo che per più di quarant'anni le grandi Potenze dell'Europa• occidentale si sono saziate P.oppando alle mammelle di una pace immeri tata : solo l'Italia ha çombattuto, a più riprese, secondo il su o destino di conquistarsi sempre con le armi; mai nulla che sia facile e di fatica leggera. . Il colpo di rivoltella di Sarajevo sorprende queste Po - tenze per la sua scor,venientissima inopportunità: la F rancia ritiene pacifico un proprio dominio spirituale sui mo ndo, attraverso le còpule dei suoi romanzi e le copiose forn iture di lavande e oggetti intimi; l'Inghilterra è sempre quel la di Gladstone, ghiottissimo, con l'amore per le creme dell a cucina parigina e l'odio per il bismarckismo dal pugno solido. Lloyd George· personifica cotesta confluenza di inotiv i spirituaii, in un deciso temperamento di battaglia, senza scrupoli morali o rispetti umani: è inoltre il solo persona ggio ufficiale che abbia posto di comando dall'iniziò alla fine della guerra, e anche dopo. Le sue verità sono stazzate, sen za la cura del prossimo; egli è un feroce, éosì ignaro delle virtù cristiane da scambiare la jattanza per carità; non ha il so spetto che l'ideale possa essere una leva della vita;· ed è sorprendente come egli tratti sottomano quella poesia per la q uale gli uomini riescono a soffrire. 557 ibliotecaGino Bianco

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