Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

spota legalizza il suo volere col paravento d'un'assemblea precostituita e prona. Poco dopo il 1350 sorge il primo parlamento sardo; man mano gli altri: il parlamento del Friuli, della Sicilia, dello Stato della Chiesa, dei Borboni. Questi parlamenti sono segnati dalla fedeltà al signore del tempo, ne adottano le decisioni, ne subiscono le imposizioni tributarie, ne fanno proprie le delìbere maggiormente inficiate di arbitrio. Non si può dire che spetti a essi una funzione legislativa, determinata e delimitata; al fondo di queste assemblee è sempre la necessità di danaro da parte del prìncipe, tanto è vero çhe - per fortuna_: le assemblee si adunano a_grandi intervalli di tempo, molte volte sottoponendosi a un salasso cìclico per le necessarie contribuzioni: il parlamento sardo siede ogni dieci anni, quello siciliano ogni tre. Col tempo si determinano le classi rappresentate; e il parhimento si compone dei nobili, del clero, dei cittadini: di'gnitari, jure sanguinis; vescovi o prelati, per diritto di carica; cittadini, per diritto di delega dal consiglio della città. Un bel vedere: uomini solidi, stazzati per la guerra per il pulpito e per la piazza, cimieri e bandoliere, ermellini porpora e cotte, gambali e pugnaletti : assisi spiranti vitalità come la vela gonfia, tutte ossa, che debbon certo richiamare il senso del campo aperto più che le tagliole del regolamento; e al cui cospetto le moderne assemblee in giacchettella, e crani calvi o imbrillantinati e solini durissimi e coppale con lo scrocchio, sembrano i ritornelli di Marion en chemisette contro i canti guerrieri scanditi ·dal passo ferrato. Basta·: non è -opera nostra esaminare i deputati al metro dellè sartorie. Un periodo albo signando iapillo succede, per il parlamento, all'epoca delle dominazioni straniere, quando i giuristi, con a capo Pietro Verri, reclamano il diritto di rappresentanza per il popolo, e i patrioti mantengono attraverso le assemblee la fiamma accesa dell'irredentismo. Ma in verità ora il Parlamento è un mezzo e non un fine, così come quando i cospiratori milanesi fumano il sigaro Vittorio per avere agio di nominare il gran nome regale e augurale, BibliotecaGino Bianco

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