Alla Camera i patrioti assumono un più deciso atteggiamento e incalzano i sovversivi verso le tremende responsabilità: se Prampolini grida che i socialisti, <f compagni di Carlo Liebknecht e di Federico Adler, sono irreconciliabili con le politiche di predominio e di violenza», Colajanni, pur repubblicano, grida più forte che nessun contatto è possibile « con la maggioranza socialista che non riconosce la patria >>. Altri attaccano Giolitti; tra i più accesi gli onorevoli Pirolini, Pietravalle, Centurione, Raimondo; Giolitti crede opportuno di non più intervenire alle sedute. Orlando guida faticosamente la prora; la fatica maggiore è per il suo intimo contrasto: egli intende che il Paese dev'essere fortemente condotto, ma non vuo'.e disgustare « le libertà statutarie >>; ne deriva una linea a zig-zag, senza unità d'indirizzo, secondo il temperamento dei vari Prefetti e le pressioni del sovversivismo organizzato. « Il mio criterio politico - spiega - si riassume in una formula, ch'è di tale semplicità da poter sembrare persino troppo semplicista; ma l'essenziale è di crederci ad ogni costo, ed è questa: mantenere nello Stato tutta quel!' autorità che gli occorre per combattere una guerra, da cui dipende la vita o la morte della patria, e, nel tempo stesso, conservare integre le nostre libertà>>. Il verbale stenografico registr? « Vivissime approvazioni, applausi>> quando l'oratore afferma la necessità di vincere la guerra; registra « Vivissimi prolungati applausi>> quando afferma le intangibili libertà. È tutto. Inguaribile tic· scientifico del prof. Orlando: le libertà statutarie. Ma lo Statuto non proibisce in alcun articolo di attossicare lo spirito dei soldati, di ammassare sopraprofitti di guerra, di scialare fra postriboli d'alta quota, di truffare la tessera vittuaria; solo 1che così le guerre non si vincono o più faticosamente si vincono e le nazioni si scèrpano. Invero Mussolini, il 22 novembre '17, avvisa Orlando che l'idra rinasce attraverso il disfattismo di Maffi, di De Giovanni e compagni, e gli rivolge un invito perentorio: « Il veleno viene di nuovo propinato a gocce, a gocce, quotidianamente. E noi, che vivendo a contatto continuo col pubblico ne senBibliotecaGino Bianco
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