Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Vittorio Emanuele Orlando, ministro dell'Interno con Boselli, assume, dopo Boselli, la responsabilità di capo del governo; è di casa; cambia poi trona. Orlando è ignis ardens: non è solo un italiano ardente; è un uomo che arde in tutto quello che fa, in una lezione dalla cattedra e in una discussione al Supremo Collegio, in un'orazione per i caduti in guerra e in un brindisi per gli ~posi felici; arde pure nell'amore d'Italia. C'è in lui la vampa etnèa e quel senso rètore nell'interpretazione della vita, col significato nobile della parola, per il quale si finisce non a parlare perchè si è commossi ma a commuoversi perchè si parla: avviene che, essendo la vita fatta più di parole che di silenzio, si permanga in stato di emozione inalterabile. Questo non si dice con sottinteso irriverente verso l'uomo al quale spetta supremo l'onore di legare il nome all'invitta resistenza .e alla fulgente vittoria della Patria invasa. In tanto aggrondato furore di realismo di praticismo di concretismo, fra tanto prossimo descritto da Herczeg come disposto a dare una stella del cielo per una candela di sego, la commozione è una forza, la parola disinteressata un'armonia, ed è anche una prodigali~à il facile entùsiasmo. • Noi siamo convinti che la grande eloquenza sia un fatto; Orlando è forse il più eloquente parlamentare dell'Italia liberale, e non una volta sola egli sveglia la sua parte politica che sonnecchia, facendole rialzare la testa alla musica delle sue trasi, come le vecchiette che aprono gli occhi di botto ogni volta che, dormicchiando, il mento urti sul petto. Tuttavia il castigo di questi grandi virtuosi della parola, quando non siano dominati da altre urgenze interiori, è appunto quello di esaltarsi solo al suono della propria voçe, orientati nell'avvenimento più con un'aspirazione estetica ·che con un'esigenza operante; e _certo sarebbero i chiari reggitori d'una docilissima repubblica di Platone; ma, contro i problemi della vita odierna - crudeli e taglienti L, in . mezzo à uomini amari e subdoli, tra sorprese che ricrèano ogni giorno la vita, si disvela la tragicità d'un patetico che sia fine a se stesso. 533 ibhotecaGino Biancò

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