mamma non voleva aver da fare con la Questura, e che ... Frattanto sposfava le sedie, non pcrchè le sedie fossero fuori posto, ma per dare moto alla sua ira e contegno a se stessa. La meravig!ia non era il pianto di Mimì, contiguo al suo piccolo cuore dolce e liquido, e a noi piaceva così, poichè - dai tempi di Elena - questo del dolore è sempre stato per le donne atteggiamento di grande success_o; ma ci sbigottiva quel gridìo improvviso, di cui non avremmo mai supposto capace la sua lieve anima custodita dal silenzio. Ora il sole, traverso i règoli della persiana, le faceva sul volto un disegno di sbarre incrociate, un gioco di riflessi - vaganti a ogni suo gestire dal volto al seno -, un seno immaturo e preten- ·zioso che quell'impronta di cancellata sembrava crudelmente serrare. Non uno di noi ! 'aveva mai vista così: nessUno le conosceva la grinta della rabbia improvvisa, gemella alla smorfia della voluttà carnale: Mimì non era per noi che il piccolo cuore dolce e liquido; ma quest'affare della guerra, come un calco novello, ristampava il suo fragile io e le graffiava il cuore. Fu allora che uno di noi, il sardo di Boròre, si sbracciò a conclu_dere che noi non potevamo più stare in c~sa di austriacanti, la guerra doveva essere - a dispetto di queste femine che imbottavano nebbia -, la vita era tutta qui, « palla calda u farru freddu », che (a scanso d'equivoci} il sardo tradusse in « palla ca!da e ferro freddo». Quindi uscì, con furioso sbatacchiare di porte; e noi dopo di lui, uno la volta. Il bororese aveva l'uragano negli occhi; a guardarlo vi si leggeva il futuro: un passo di marcia, un canto di « biondina capricciosa garibaldina », la trincea, l'assalto, il pugna!e fra i denti, e forse anche il vermiglio sangue d'una ferita. Oggi comprendo: quell'uragano era l'annuncio della morte, in uno spacco delle Dolomiti. Noi uscimmo dal portcme, cinque Cesari con l' e< alea jacta est » : sbirciando in su rivedemmo Mitnì, il volto estenuato fra i vasi di basilico e fra certe calze di cotone rosso col calcagno nero messe ad asciugare: quelle grosse calze flosce ritornano oggi, oltre venticinqu~ anni dopo, e hanno il viso della gioventù. Che fa oggi Mimì? s'ignora: la vita è grande e non si può seguire la sorte di tutti quelli iri cui ti imbatti: ·eccÒuna vera amarezza. Perchè questa storia sia chiara, occorre dire che il neutra- , \' \ \ I ' 11 • /, I 5n ibllotecaGino Bianco
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