pina - fattacci sono da scampaforche ... e che guerra e che guerra! stiamo bene come stiamo, tutti figli di mamma sono, gli austriaci ... poverini ... __:__ Tremolava nelle carni quale una gelatina all'aria; e le sembrava giusto di lamentarsi per l'oggi e per il domani, in anticipo. Donna Peppina era di cuore molle: come quel .personaggio dell'Huch, avrebbe porto all'assassino il cucchiaio di minestra se le fosse sembrato che il poveretto nulla avesse di caldo nello stomaco. Donna Peppina era neutralista: neutralista era anche Mimì, la sua tènera figliuola sòffice, cloròtica e sorridente con le gengive esangui, innamorata d'una qualità di ognuno di noi - sturienti - che vuol dire studenti, e ci amava in blocco, chi per il glàuco degli occhi, chi per l'audacia, chi perchè cantava in falsetto, chi perchè assisteva tacendo quan~o ella suonava al piano gli esercizi di Gradus e la Marcia turca di Mozart, e chi - infine - perchè sapeva proprio bene il motivo della suonata in la di Schumann: non era innamorata d'un sesto, perchè eravamo solo cinque. Qui si vuol prevenire l'errore: potrebbe alcuno pensare che Mimì fosse sfrontata, invece ell'era innamorata di tutti perchè era innamorata dell'amore. Perciò aveva uno sguardo '700 e ~ parlando - faceva il minuetto con la voce, metteva alle frasi dei punti sospensivi, tanti ... , metteva nelle parole il suono sospiroso del suo stesso nome - Mimì, con l'i prolungato da parere un si bemolle -; anche a non vederla si sarebbe indovinato dallo scìvolo della voce il suo corpicino sdrùcciolo di vespa: era infine sensibile come la mimosa singalese che al tocco più lieve si contrae e richiude: lànguida, insomma. Senza il languore, che cosa era mai una ragazza il '915? E senza una ragazza, che cosa era mai uno studente? Anche quel giorno Mimì entrò nella stanza d'Atlante: a campare cent'anni, sempre ci ricord.eremo di Mimì di quel giorno, in abituccio di serge arancione con una grande collana su cui giocavano le dita alla maniera di Irma Gramatica, e al ciglio degli occhi lagrime colme che s'ingrossavano tremolavano cadevano. Mimì prese a gridare che la guerra non si sarebbe dovuta fare, no no no, e a ogni no batteva il tacco come se scandisse tempo di musica; e che se noi eravamo stati chiamati dal Delegato lasciassimo pure la casa, e che casa di 510 BibliotecaGino Bianco
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