po tutti,. viva_noi, morte _agli Imperatori - Cecco Beppe e Guglielmom: - o Trieste o Trieste del mio core ti verremo ti verremo a liberar. Si piagavano le mani per applaudire, si rompevano le canne della gola per imprecare. Volàvano sassi, si sgusciava fra le gambe degli agenti, quindi il primo squillo di tromba, al terzo si spara, qualche piattonata, sbandamenti, urla, la marea si disperdeva in piccoli gruppi, sì ricomponeva e si disfaceva, e v'era qualche guardia di Que- . stura coi baffi neri come impeciati che t'afferrava per la collòttola e più non ti lasciava. Poi giungevano i carabinieri, con le buffetterie bianche, i bottoni di metallo lustro e il pennacchietto rosso; si movevano solenni e un poco spaesati, quasi a dire che non· era mestier loro questo di· litigare coi ragçizzi di ven.t'anni. Al Commissariato, il Signor Delegato - come si chiamava allora - annotava le generalità, minacciava la galera e batteva i pugni sul tavolo in seceliano con sguardi da fuciliere e mani da strangolatore; ma era, la sua, unçi collera prevista dal contratto di lavoro, collera di parata, vuota, ·senz'anima; tanto che bestemmiava senza çontegno, facendo passeggiare in bocca un residuo di stuzzicadenti da 6ip.istia a destra e da destra a sinistra. Cronache dell'Italia meschina, direbbe Bilenchi .. Si ritornava a casa scarmanati cindschiati, con la cravatta di traversò, le àsole rotte, i capelli alla diavola, una stanchezza nelle ossa e uri braveggiare da primi attori; stramazzava- · mo sul letto che cigolava per lo scossone, le gambe aperte, un respiro da corsa, e un pensiero di grandi cose a far levarne nel cervello. Per la tradizione cromolitografica, la guerra era luccicar di sciabole sguainate, fanfara in testa e piume _al vento, bandiere a garrire: riversi sul letto, pensavamo a Napoleone a Trieste a « Rataplan, sono un vecchio soldato! ». O giòia, o smània ! Di. fronte al. letto stava un Atlante, col globo sulle ·spalle e gli occhi dannati a guardare eternamente ' in giù. Alzati pur tu, vecchio Atlante; siamo alla guerra. Atlante non s'alzava; invece entrava donna Peppina, la padrona di casa, in vestaglia d'un verde pisello che s'avventava sulle carni, spocchiose, e con sul volto stampato un senso di deplorazione pubblica come una sentenza affissa in albo pretòrio: - E queste ·sono diavolerìe - diceva donna PepBibliotecaGino Bianco
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