Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Sonnino, silenzioso e vigile, non si cura della piazza; è fisso alle Cancdlerie europee; frattanto diffida dell'Austria che egli pensa voglia fare, nei riguardi dell'Italia, una politica temporeggiatrice, per evitarne l'intervento a fianco dei franco-inglesi. Il Libro Rosso registra il parer~ dell'ambasciatore austriaco, il quale scrive a Vienna: « La natura di Sonnino è profondamente diffidente; il suo primo pensiero è la supposizione che noi vogliamo giocar lui e l'Italia >>. Giolitti si trova a Parigi: le balde schiere, senza il capo, si senton buttate nel roteare degli eventi, sfornite di tutela; quindi gli onorevoli Facta. e Bertolini lo pregano di tornare a · Roma; Giolitti torna, ha intensi colloqui con l'on. Càrcano - già garibaldino e poi sottosegretario, ministro ed eminenza dell'Elicona parlamentare - quindi si reca alla Reggia per esporre le ragioni della neutralità, assolute. La folla, per le strade, lo accompagna con ì più modulati fischi che siano mai echeggiati nel quadrato di Romolo; ma è folla di studenti di sognatori di mussoliniàni, ristretta folla di minoranza: per protesta, per affermazione di principio, per riverenza al « padrone » e per somministrargli un corroborante che lo mantenga duro, trecento (fra senatori e deputati) portano la carta da visita a casa Giolitti, forse saranno di più, ma la parsimonia verbale, come riduce a Mille i Millesettantotto garibaldini, così fissa a trecento il numero deUa processione parlamentare. Il parlamento è un'insegna, un'accademia; solo il cc cor- . ridoio >> ha funzione e potenza. In una sedut·a del '912 Turati ha proclamato senza pudori questa verità umiliante e autolesionista: cc lo non tratterrò la Camera al di là delle ore canoniche. Si è deciso già nei corridoi, dove si decide realmente, che questa che noi facciamo è un'accademia>>. Non importa: sono cominciate le « radiose giornate » di maggio. . Quel maggio arde come se già sia estate: i lillà cominciano a sbocciare in anticipo. . .. Gli haliani erano abituati a certi maggi molli e supini, che avanzavano· lenti dalle prode degli stagni rifatti erbosi, portavano le viole màmmole, scoprivano un poco la camicetta delle donne, conciliavano la siesta agli onorevoli illuBibliotecaGinoBianco

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