Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Issando per la quarta volta la vela del potere, l'on.· Giolitti cerca di far compartècipi della ciurma le sinistre: nel '903 ha invitato Turati, ora invita Bissolati; non importa se l'invito sia inefficace, qualcosa di tenero sempre rimane. È stato detto che Giolitti spèculi più sulle debolezze che sulle virtù degli uomini; sa bene Giolitti che l'umana vanità grilla come il mosto nel tino se appena può vantare un'insegna di ministro. . È sa ancora che nei banchi socialisti non siede Ruggero Flamma, il capoparte: questa certezza lo .induce a svalutare il ·rischio delle sue tresche col partito estremo. Vero è che nemmeno al governo è Cesare Bronte, il ministro dalla « cervice dura »; invero Giolitti e Turati si contendono più di una cosa, non mai certo la fatalissima Comnena; ohibò, sono morigerati castigati e diffidenti; Eva - sia detto a giusto riconoscimento - non mai socchiude, nella loro vita monogàmica, lo spiraglio d'una porta o d'uno scandalo; D'Annunzio non troverebbe davvero in quest'aula i suoi tragici protagonisti, dalla politica ossessiva e dalle passioni urlanti; qui si aggiusta tutto per benino, patteggiando acconciando transigendo e trallallera e trallallà; gui nulla accaçle, da molto tempo nulla accade, nulla accadrà. Giolitti, per assicurare la destra, afferma che « Marx è andato in soffitta », però usa lo stesso linguaggio dei sociali-. sti; chiama « lotta di classe» la competizione tra capitale e lavoro, chiama lo Stato «nazione», la nazione « paese », il paese « popolo », il popolo «proletariato», « diritto di sciopero » il sabotaggio alla nazione, « libertà sovrana » la licenza del sovversivismo; Giolitti - dice alla Camera un deputato oppositore - si è fatto moderno; ha infatti un vocabolario rissoso. Ma egli sa quel che fa, come sussurrano gli astuti droghieri; in questa politica interna tutto egli riesce a muovere nel disposto di suoneria elettrica e di catenaccetti a parola, di cui lui solo sa la manutenzione e il segreto. Così nato per il gioco interno, senza amore per le complicazioni dell'estero, gli eventi lo mettono di fronte all'impresa lìbica, ed egli è costretto a condurre la guerra alla qua4'7 81btìotecaGino Bianco

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