Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

*** Si è parlato del « grande processo »; ma in epoca demòtica non son proprio pochissimi i deputati che s'incagliano nel Codice Penale. L'on. Raffaele Cotugno è un amaro commentatore dei nefasti di Montecitorio; si dice vi metta una goccia di fiele, e l'on. Giovanni Persico lo chiama « raffiele ii invece di Raffaele. Cotugno, in un suo frizzante volume sulla degenerazione del parlamento, attesta - è un dato numerico, senza colore -- che in ogni legislatura prefascista si sia domandata l'autorizzazione a procedere per un numero che va da 100 a 200 deputati, relativa ai reati di vilipendio alle istituzioni, ingiuria, diffamazione, eccitamento all'odio di classe, istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico uff:ìciale, corruzione elettorale, i quali tutti sarebbero reati d'ordine « professionale i>; ma poi è anche il millantato credito, la lesione, la truffa e il falso, che non sembrano necessariamente connessi all'attività deputatesca. In questa casistica del reato d'ingiuria non sono evidentemente comprese le aggettivazioni qualificative che gli onorevoli rappresentanti della nazione si scambi,mo con longanimità durante la seduta e che, in una sola tempestosa tornata, l'on. Cotugno, da spettatore e da storico, ha la pazienza di registrare, intercettandole come può, da settore a settore, per le sue cronache edificanti: «.spia, venduto, pagliac~ cio, rinnegato, bastardo, mentitore, mascalzone, austriaco., disfattista, eunuco, assassino, maniaco criminale, lavoratore dz Caporetto, vuotacessi, svergognato, compare, trombone, rompiscatole, malfattore, farabutto, vigliacco, sciancato morale, naticuto, cocainòmane, pederasta ,i. Anche Ettore Janni, scrivendo di quest'epoca le Memorie di deputato, nota che una stessa terminologia detèrmina un singolare avvicinamento tra l'aula parlamentare e la parete deg1i orinatoi. Pur trattandosi delle ingenue e saporose memorie .d'un deputato senza gusto nè tendenza, il quale sperpera il tempo parlando con le pianticelle recluse nei vasi di Montecitorio, non possiamo non sentirci piagati dalla èmqntòria similitudine. Janni, a sua discolpa, adduce che la 432 BibliotecaGino Bianco

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