Pietro Rosano ncn è fatto di quella materia dùttile e scabra, di cui sono composti i capitani del parlamento. In politica si trova come chi abbia sbagliato strada: s'imbatte nel Yicolo cieco. Egli lo sente, tanto che, eletto una pri!I).a volta deputato, si dimette. Ma si sa che la vita non è quella che si vuole, basta il fortuito per farci trovare lungo una strada che non è la nostra; pure si cammina egualmente .. Anche Rosano si trova nella mischia della trista politica senza desiderio: per queste lotte non ha armi; cade. È deputato. Poi, nel '92, mentre si trova all'Assise di Aquila, Giolitti gli telegrafa di averìo nominato sottosegretario agli Interni. Rosano sente il disagio della nomina, tenta di rifiutare; ma è preso nel ciclone. Sciolta la Camera, ripresenta la sua candidatura agli elettori di Aversa; già sin d'allora comincia l'arrembaggio calunnioso, chè nel gioco delle urne gli avversari lo accusano di avere sottratto, qual sottosegretario agli Interni, gravi documenti politici a proposito dello scandalo della Banca Romana. Rosano vince la battaglia; però, fiacco nella salute e sconfortato per l'immeritata lotta, ancora una volta pensa di evadere col suicidio da questo cerchio che lo stringe e lo costringe fra insidie agguati e grifate. Riesce a superare il nero pensiero; ritornato alle aperte battaglie del Foro, sembra riviva l'amore della vita. Nell'ottobre '903, è nominato ministro delle Finanze. Si accusa Pietro Rosano di aver braccato, con illecita influenza politica, a fine di. lucro, onde ottenere la grazia sovrana a taluno colpito da sentenza di condanna, per varii reati. La parte socialista, e specialmente l'Avanti!, incalza ogni giorno. Rasano si ritrova solo. Innocente, ma solo. Allora,' mori.tante la marèa, va a Napoli per cercare, fra i suoi, lenimento· e conforto. Non regge: un mattino, in su!la pri~ ma alba, mentre fra le nuvole di novembre stracciate dal1'aurora brilla qualche stella, Rosano punta al cuore. Questa volta è la mira giusta: otto novembre '903. Prende congedo dalla vita con un biglietto semplice, alla moglie: riafferma la sua onestà di ora e di sempre, conclude che « la politica è una molto malvagia cosa >>, dispone 420 BibliotecaGino Bianco
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