Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

la natura che non mi consente, lo creda l'on. Cavallotti, malzrado ogni sforzo, di fare un discorso lungo. Mi mancheranno le parole, mi mancherà non so che cosa; ma mi è impossibile, quando ho finito di dire quello che devo dire, di continuare ancora a parlare>>. _ Che cosa gli manca dunque? gli manca - risponde Oriani - la severità nel pensiero, l'orgoglio nel carattere, la potenza nel sangue. · Il suo spirito di ragioneria centrale non s'è riscaldato alla fiamma dei classici. Nella lunga vita parlamentare, una sola volta - pare - Giolitti cita un verso di Dante, quando, a proposito dello sciopero del Vercellese, ricorda ,e il dolce pian che a Marcabò declina ii. La Camera rimane impietrita, non sa rendersi conto dell'improvvisa follìa poètica del presidente; poi tutto si spiega quando si nota che Giolitti ha citato il verso prendendolo di peso da un discorso di Deprètis. ' Perchè Crispi sùscita tempeste lapidàtorie e Giolitti non sarà mai (sfortunato lui!) veramente raggiunto dall'odio? perchè - risponde ancora Oriani -- non si stringe nel pugno un popolo senza far.lo gridare, e spesso nella politica, come fra amanti, il grido dell'odio non è che uno spasimo d'amore. Giolitti non lotta, circuisce; non dòmina, comanda; non aspira, spera: furbissimi si ha diritto di essere, ma a patto che non si sia solo furbissimi. Insomma bisogna pur piangere in mezzo secolo di lotta, non si può essere esiliati da questo ,upremo conforto; ma gli amici di Giolitti vanno ancora oggi dicendo, per fargli onore, che il « Presidente >> non ha mai pianto, mai. Poi lamentano che Giolitti sia giudicato senza equità: « è strano - commenta il Faelli ~ come un uomo così giusto nel giudicare gli altri non sia stato quasi mai giudicato con giustizia>>. Però la giustizia è, per gli uomini, il più relativo dei concetti, tanto vero che è necessario una pagina scritta, il Codice, per stabilire quello che debba esser giusto oppur no. Tuttavia Giolitti non si appèna per· il malo giudizio nè sembra si compiaccia esageratamente dell'osanna: passa, alto• tarchiato lugubre, in quel suo cappottone dal bàvero ribattuto che gli procura il nome di « Palamidone »; il solito chiosatore: BibliotecaGino Bianco

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