per D'Annunzio la vittoria « ha rotto il lenzuolo e 12011 teme più l'ago nè il coltello nè la baionetta nè alcuna frode di' veleno e di laccio n : ma alcuna frode, purtroppo, sì; le frodi versagliesi.sviliranno la vittoria italiana; l'eroe e la storia rifaranno vivente la vittoria. La quale è stata solo italiana, e il riconoscimento giunge dalla lealtà del nemico: si legge, nelle lettere indirizzate al Barone Cleemetzki e riprodotte dalla Militarerische Mitteilungen, che (( l'Italia può vantarsi d'aver distrutta l'Austria e aver vinto la guerra ..., l'intervento italiano è stato disastroso per noi, è di là che ci è venuto il colpo mortale>>. L'eroe la storia e la vittoria sono partiti da quelle trincee per riprendere il discorso ventidue anni dopo: grandioso « Heri dicebamus ))' di ferro e di fuoco. E non sarà mai sufficientemente vivo alla memoria il fatto che Mussolini e Hitler, i quali nel 1940 iniziano a rifare l'atlante geogr~fico, nel 1915 sono in trincea, nell'oscurità dei ranghi, senza insegne, caporale dei bersaglieri l'uno, caporale di Von Epp l'altro, commisti nella pasta del popolo vero, feriti, sottratti alla morte per quelle oscure leggi dell'economia della storia che sceglie nel mucchio i privilegiati del genio e li serba all'idea e all'avvenire. In quelle giornate, accanto ai fanti che ignoravano di respirare vicino al miracolo di domani, si formavano le lente maturazioni d'un pensiero universale e d'un'azione definitiva. In verità il 1919 ila stessa Italia ufficiaJe, quella che sedeva con la tastiera dei campanelli a portata di pòllice, non s'avvide che la Vittoria fosse sqlamente sua; nella fretta di convincersi che finivano le ansie della guerra, non ebbe animo di badare che cominciavano le rassegne dei conti. I soldati ritornavano di notte, non sotto gli archi, ma per le scorciatoie rapide; e dov'eran mai quei valenti oratori che li avevano avviati al fronte con le alte perorazioni di certi tondi periodi, tutti molli di sudore uricemico e di amor patrio infrenabile? Erano acciambellati nelle poltrone di marocchino, a sorreggere il « novus ordo >> monqiale e le dattilografe in calze di seta; nei momenti difficili si stropicciavano le canne della gola con le nocche della mano. Ora vanno a spasso portando magari - non dico di no - il distintivo del Littorio, BibliotecaGino Bianco
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