Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

dice nuovo: il Codice dell'89 è manchevole per i nuovi istituti che l'avanzare della vita e della Riivoluzione hanno impostato; ma non. è mai deficiente nella concezione delle norme. Zanardelli è in politica un peripatetico del contrasto tra· Stato e individuo, che egli risolve contro lo Stato, secondo la moda del tempo. e i relitti teorici della cospirazione patriottica; ma è veramente un giurista, filosofo del diritto, e, qua~do è collisione tra diritto e politica, egli è col diritto. Il 2 3 aprile 1887, la Carriera discute la petizione dell'avv. Augusto Santini, il quale, ritenendo ingiusta la sentenza della Cassazione di Roma che non ha applicato la prescrizione per il reato politico di Amilcare Cipriani, chiede l'interpretazione autentica dell'art. 13 8 del Codice Penale. L'on. Gallo inoltre riferisce sulla petizione di moltissimi elettori di Ravenna e di Forlì, ché chiedono un provvedimento a favore del Cipriani. Zanardelli, ministro di Grazia e Giustizia, è contrario: « Quanto meno a questa tribuna si ragiona delle sentenze del!'autorità giudiziaria, e tanto meglio è per la giustizia... Esiziale è quesùccoppiàmento della giustizia con la politica... Errore giudiziario! mi son sentito continuamente ripetere in tutta questa discussione. Io voglio per un mo171ento ammettere che errore giudiziario vi sia; ebbene io domando .-chi è giudice,, chi è vindice del!'errore giudiziario commesso dai Tribunali-? A tale stregua sarebbe facile distruggere ogni sentenza. Io sono lungi dal!'escludere la possibilità di errori giudiziari. Chi è mai infallibile al mondo? Io ricordo anzi che un uomo, il quale fu lustro della scienza e della democrazia in un paes(}vicino, cercò di dimostrare alla Camera francese quanto spaventoso fosse il numero di persone che si do- , vevano presumere condannate per errore giudiziario; quest'uomo, l'Arago, disse che secondo i suoi studi uno su otto dei condannati dal Giurì a maggioranza doveva presumern erroneamente condannato. Tutti i giureconsulti di ogni tempo ebbero pure presenti questi errori giudiziari quando scrissero o confermarono la massima che res judicata pro veritate habetur; ma questa massima dettarono ugualmente, e vollero che la sentenza facesse nero il bianco e bianco il nero, se335 1bliotecaGinò Bianco

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