questi - son tempi m cui il Parlamento non si lega ai limiti -delle stagioni, e le « vacanze n non sono ancora un istituto tabù, ancora non assurte alla dignità di dogma. Quindi Mancini si dichiara contrario all'immissione del codice napoleonico in Italia, per dovere e per orgoglio. L'Italia è madre di leggi, non può prenderle in prestito da altri popoli : « Se vogliamo indagare - dice - donde il Codice Napoleonico abbia copiate ed attinte le leggi, dovremmo tornare in casa nostra ed inchinarci. reverenti ai polverosi volumi della sapienza romana, cioè dei nostri progenitori, che furono insegnatori di perizia legislativa ai resti del mo1ido ». Inoltre è da con,siderare che al 1862 · sono passati oltre sessant'anni dal codice francese, anche i eodici invecchiano: e non mancano disposizioni nel nostro Codice Albertino più aggiornate di quelle napoleoniche, come - a esempio-----; l'arresto della persona per debiti civili, che l'Albertino riduce a uria durata·massima di cinque anni, mentre in Francia - solo con la posteriore legge del 1832 - la durata massima è ridotta ad anni dieci. Mancini avverte: « Se dunque, o signori, non possiamo contentarci del modesto compito dell'adozione di qualsivoglia ottimo Codicé straniero, sopra tutto rammentando che il popolo italiano fu sempre il popolo legislatore per eccellenza, che siamo i nipoti dei Romani, i figli degli uomini meravigliosi che anche· dopo' la· noite tenebrosa del medio evo diffusero l'autoritJ ed il culto delle leggi in tutta Europa·, e non solo delle leggi àvili, ma anche delle leggi• ecclesiastiche e delle commerciali e marittime; è manifesto che la dovizia delle nostre giuridiche tradizion;, il progresso dei tempi ed anche il genio organatore, di cui l'Italia non è povera, ci fanno un debito d'onore di attendere con ·ardimento 'e perseveranza all'opera 'della elaborazione di un vero Codice nazionale n. Ne sorge, in Parlamento, una discussione non breve e non vàcua. Akuni oratori: L'on. Romano è di diverso avviso dell'on. Mancini: Romàno ricorda ·che Ròma usò sempre la politica di conservare alle nazioni vinte le propriè• leggi, e sarebbe errore non veniale quello di procedere con fretta all'unificazione legislativa, BibliotecaGino Bianco
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