Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Iegro. L'aIIegria di Razza è sempre stata così: aver da fare. Aver da fare con la morte ? non càle. Una sorte guerriera l'accompagna, ed eccolo - nel '18 - entrare a Trento con le truppe vittoriose. Deve aver guardato la statua di Dante, entrando neila città martoriata; l'incontro del poeta e del soldato. Razza· era un credente; e quindi gli piacevano i simboli, le figurazioni uoiche, le allegorie esaltanti: i suoi discorsi alle foile erano pieni di sole, e come luce e come parole; il sole eia un vocabolo che ricorreva neila sua eloquenza fastosa: questo è da poeta (il vero soldato è poeta); è il poeta che alza il capo per guardare Febo in cielo: Carducci, nelle sue poesie, nomina il sole ben 235 volte; il che - conteggia e conclude Papini - è molto, quando si pensa che neile tre Càntiche della Commedia quella parola non figura che 1 1 5 volte. Anche I 15 non è poco. Trento nòn poteva che piacere a Razza: Trento era una mèta; tra la forca del castello e la campana di Rovereto viveva una storia; e non era un arrivo, era una tappa: tutto andava incontro al cuore di lui, in cui davan sussulti e la penna e la spada. Rimase a Trento: dove? naturalmente dov'era passato l'eroismo della guerra e il presentimento della rivoluzione: giornalista al Popolo, il giornale fondato da Cesare Battisti, dove era passato il Duce ed era stato redattore Michele Bianchi ... Giusto! Michele Bianchi, la cui vita ebbe tanti segni comuni con la vita di Razza, e non solo nella identità della fede sofferta e vissuta, ma anche nelle contingenze esteriori: la cuHa, la lotta, il posto di comando alla stessa leva, la fine sopraggiunta allo stesso posto di comando, l'uno e l'altro finiti da ministri dei Lavori Pubblici. Da notare anche questo: i primi Fasci del Trentino portano, nei verbali di costituzione, il nome di Luigi Razza. Adunata a San Sepolcro: Luigi Razza presente. Marcia BU Roma: Luigi Razza presente. Inutile sfogliare le pagine: ovunque sia il Duce, nella prima fila del seguito è Luigi Razza. Gioia di pochi, orgoglio di pochi: e questo, per Razza, non era un privilegio, era una responsabilità. Mantenersi a livello di tale responsabilità era un suo studio e un suo controllo; forse il solo, chè BibliotecaGino Bianco

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