Il processo si svolge all'Asmara: esso è riassunto in un recente accurato studio dell'avv. Giuseppe Lembo di Bari, eminente in diritto e storia e studi umanistici. L'interrogatorio inizia alle ore 9,30 del mattino, sospeso a mezzogiorno, ripreso alle 14; nel tardo pomeriggio la stanchezza dell'imputato è sì evidente che il prosieguo si rinvia all'indomani. Baratieri. afferma di aver deciso l'attacco per l'altissimo spirito dei suoi soldati e per le notizie ricevute circa la dìscordia nel éampo nemico (tra il re del Goggiam, che non intendeva impegnarsi, e gli altri ras bellicosi): la grande difficoltà logistica vietava iI permanere sulle stesse posizioni, imponendo il dilemma o di avanzare o di ritirarsi: l'accusato descrive la violenta battaglia, l'enorme preponderanza nemica, l'eroico accanimento delle nostre truppe. Si escutono i testimoni: jl colonnello Valenzano, che finì con ì'essere d'accordo per l'avanzata; il maggiore Salsa, contra1ào; il colonnello Pittaluga, l'intendente Ripamonti, il capitano Spreafico, il colonnello Brusati, il maggiore Prestinari, il colonnello Stevani: depongono sulle varie fasi della preparazione e dell'urto; tutti sul tenace eroismo delle nostre truppe. Il Tribunale, con lunga e motivata sentenza, assolve il gen. Baratieri per « inesistenza di reato ». Ma sempre continua la lebbra per cui i dirigenti delle masse dissanguano il paese; capi e folle sono invischiati in una fanghiglia srnottante, più si agitano e più affondano: · si giunge a gridare l'osanna al nemico. Su questa lordura della malavita politicante, s'alza come sempre il volo de:Ia poesia, a conforto di sè e delle generazioni venture. Giosuè Carducci il l" marzo 1896, all'ora stessa in cui l'esercito italiano è accerchiato nella conca di Adua, tiene un discorso a Bologna. Dice: « Il popolo, e intendo di quello che noi - ordini dirigenti - chiamiamo talvolta nel 'nostro buòn umore "popolino;', il popolo i marcianti accompagna con tenerezza paterna, con plauso civile, con mem·ore e presago entusiasmo; e da loro poi, arrivati, riceve parole sublimi d'eroica semplicità, onde l'epistolario africano dei soldati rimarrà la più vera poesia di questa decadente fine di secolo. 1l popolo lascia 10 BibliotecaGino Bianco
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