della chiosa, tanta è la simpatia che meritamente circonda Mario D'Annunzio e Marcello Diaz, per le personali virtù, per l'onesta maniera.con la quale essi affrontano la vita, non esigendo alcuna indennità morale nè retribuzione di privilegio in nome dell'augusta genitura. E anche ingiusto pettegolezzo: Marcello Diaz ha una intelligenza pacifica, non dolorosa, furbamente scoppiettante dagli occhi nerissimi; è vivace, cameratesco, bruno e vaccinato, disposto al chiasso e alla fatica: Mario D'Annunzio possiede un senso d'arte raffinato, t1na cultura organizzata, un metodo di studio, un ardore umanistico, un senso critico e dialettico. Alla Camera egli s'è precipuamente occupato di questioni marinare, alle quali porta uno spiccato amore e una competenza solida: tutto gli è pretesto per ricondursi allo scibile dei naviganti, il grande e il minimo; ora che ci penso, egli fa come Catone che, portando dei fichi al Senato, prendeva anche dai fichi motivo per attestare la necessità della « delenda Carthago )), di quella Cartagine che già minacciosamente s'affermava nelle industrie agricole: e Pascarella descrive in Storia nostra, spassosamente, queli fichi che ·a noi ce fanno véde ancora quale sia. la diferenza fra uno che d'un fatto che succede ce ne vede sortanto l'apparenza, e un antro invece che te sa procede in modo, co' la propria intelligenza, che da quer fatto stesso ce.prevede tutta quanta la propria conseguenza. Defatti, uno de noi senza la mente de quello, queli fichi de Catone se li magnava e nun capiva gnente: Catone invece te ce fa un'indàgine, e te ce sa capì la sarvazione de Roma e la rovina de Cartàgine. BibliotecaGino Bianco
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