Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

scalone d'ingresso, una lapide celebrativa all'uomo che mai disperò della patria e cercò di costruirne le sorti. Ma la verità sulle accuse? Crispi arranca, àvido, nell'affarismo? Cri spi muore povero; appena morto, sono apposti i sigilli alla sua casa dai creditori insoluti, e muore a 82 anni. A proposito: un anno prima di morire, il 1° ottobre 1900, scrive sulla Nuova Antologia un articolo: « Per noi, l'alleanza col governo repubblicano francese sarebbe stata fatale alle istituzioni monarchiche >>. Il suo pensiero è sempre quello, diritto sino alla morte. E ancor prima, nell '82, ha scritto: cc Abbiamo in , mente l'Italia grande e quale dev1essere. Se non giungeremo a costituirla tale, trasmetteremo in testamento ai posteri il dovere di compiere l'opera da noi cominciata >>. • Muore quasi cieco, solo incompreso rinnegato, in un tramonto d'agosto: più non vede le ultime fiamme del sole che cala dietro le colline di Napoli, più non guarda, dopo aver guardato per ottant'anni la vita con fermi occhi audaci; ma ancora nel suo buio lampeggia la possanza omerica d'un canto smarrito: Italia, Italia! Non sono poçhi coloro che, scomparso Crispi, sentono l'insufficienza del parlamento e ad esso contestano la responsabilità di non aver saputo affiancare l'opera del forte. La Nuova Antologia ci fa apprendere, nel numero del 15 febbraio 1897, che molti sono convinti del discredito dell'istituzione; l'on. Sonnino, costituzionalissimo e - si vede - allarmatissimo, ha scritto lo stesso anno un articolo dal significante titolo di <e Torniamo allo Statuto n. Invece si torna a Montecitorio; dopo qualche periodo di perplessità, il parlamento goccia più denso vìschio; chi può passarvi appena vicino ne rimane ingommato; i sogni di gloria, confezionati nel tepore collettivo degli auspicì familiari e delle farmacie paesane, si librano su Montecitorio. I deputati, nei giri elettorali, son guardati fra le labbra, come a vederne le parole stagliate. 278 Biblioteca Ginu 1anco .

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