« Ha fatto l'elogio della pubblica forza; e l'elogio era meritato. « Vi furono eccezioni, egli dice, ma le eccezioni non sarebbero sorte, se violenze non fossero venute da parte di coloro i quali miravano a gettare il disordine in Roma. Volete voi che la forza pubblica, che i nostri soldati restino colle mani incrociate, quando sono assaliti a sassate, e quando i radunati non cedono. alle preghiere e tentano la pace pubblica? lo domando a chiunque ( e mi volgo a tutti i banchi della Camera) se è permesso agli operai di commettere. atti di violenza e se gli agenti della forza pubblica devono rimanere inerti ad aspettare anche li essere feriti. Secondo me l'autorità perdereb.be il suo prestigio >>. Voci: « E qualcosa di più» (Approvazioni). È un linguaggio al quale la Camera non è abituata; Crispi è un solitario, ha discepoli e non amici, perchè queste nature rupestri non soffrono l'unguento delle comunioni, sono disperatamente sole nei muti colloqui con se stesse, la sodalità è già un costume paritètico. Amicizie alla Camera? ma la Camera lui la soffre e non l'ama; la Camera è ormai inficiata dalla plebe tribunizia, ch'è la peggiore, poichè sostituisce il generoso impeto popolano con lo scaltrito e diffidente raziocinio della mezza cultura, più triste dell'ignoranza. Bisogna, per rendersi conto, ascoltare qualche voce che a lui, Francesco Crispi, giunge dalla Camera: l'on. Coccapieller, a esempio. Siamo già al tempo in cui Vittoriano Sardou, atterrito dall'eloquio della lotta politica nella liberissima Francia, ammonisce: « Per creare un onorevole bisogna disonorarlo ». _ Prima di dare la parola all'on. Coccapieller, poichè già il parlamento è sotterrato dal parlamentarismo, se ne può offrire una rapidissima morfologia. Nel '48 i deputati 'Sono 204; 387 nel '60, 443 nel '61; 493 nel '66; -poi si stabilizzano nella fatidica cifra di 508, sino alla legge fascista del maggio 928 (V), che riduce il numero a 400. 255 Biblioteca Gino Bianco
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