Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

s'allea alla baraonda piazzaiola degli agitatori, un brivido serpeggia dai mobili di palissandro ai cincischiati tavoli redazionali: il barone Nicotera è caduto, giustizia è fatta. Ma ora anche Crispi è caduto. Caduto in piedi, lotta il ministero e ostenta le sue deplorazioni per quell'indirizzo di sinistra che il Gabinetto afferma di mantenere: « Noi vogliamo - grida - un governo liberale e leale e non un governo ipocrita che si camuffa da democratico ed agisce con la menzogna». È un parlar senza reticenza, da robusta epidìdimc. Che vuole Francesco Crispi? Vuole il seggio soffice del potere, per la raspante libido della vanità? a sessant'anni, con un passato dove splende il ferro il libro e l'opera? vuole l'Italia più degna. Eppure son tratti in inganno spiriti tersi; tanto è la buia corrente che vien dal basso e fa turbinar le foglie secche le scòrie e i detriti. Spiriti tersi: Cesare Correnti gli scnvc: « Bada. Tu giuochi un gioco disperato; ed il tuo nome, che risplende fra i nomi gloriosi del Risorgimento nazionale e che tu puoi trasmettere intemerato e santo alla creatura che tu ami ( noi padri viviamo col pensiero nel secolo venturo, il secolo dei nostri figli), il tuo nome sta per diventare un nome esecrato ed eseaabile. Se l'Italia, risorta per miracolo_ di concordia, deve per colpa tua e nostra mostrarsi incapace di vivere insieme, noi avremmo uccisa non la Patria soltanto, ma fin la speranza di una Patria. E sarai tu, tu, Francesco Crispi, che dirai all'Italia: o làsciamiti governare o ricadi in braccio ad una oligarchia impotente, contro la quale io susciterò poi i rigori di una opposizione sviata dal!'orbita legale e già sin da ora declinante a guerra civile? ... >>. La risposta di Crispi è quale dev'essere, schematica; lo sdegno, sinceramente sentito, non è rètore: egli non ambisce il potere; egli è mosso da fiero amor di patria; potrà scomparire dal parlamento, non mai tacere. Durante una ddle brevi parentesi di Cairoli al governo, avviene che la Francia, adducendo di dovere sgominare una insurrezione di Krumiri, occupi di sorpresa Tunisi e Biserta, imponga il proprio protettorato al Bey; i capitali italiani investiti in Tunisia sono compromessi, il parlamento si agita; Crispi, più alto sugli eventi temuti e preveduti, ricorda alla Biblioteca Gino Bianco

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