estensore <lel proclama dì Salemi; quindi - in parlamento :-- attivo e vigile per ogni grandiosa idea e sdegnosa dell'opaco contrattare tra dìentele profittanti. Egli deve sempre chiedere il pane al suo lavoro, esercita l'avvocatura, ed è notevole, per ardore e metodo forense, quel!' arringa che una volta Ugo de Maria rese pubblica coi relativi documenti tratti dall'Archivio della Società di Storia Patria di Palèrmo. Arringa mirabile, la quale dopo settant'anni conserva intatto il movimento e il calore, come se. fosse pronunciata solo ieri. · Siamo nel decennio che va dalla proclamazione del Regno d'Italia alla breccia di Porta Pia. Livorno freme ancora nel ricordo del generale austriaco Francesco Folliot De CrennevjHe, il quale nel 1849 vi è stato mandato appunto per domare la città e distruggerne gli impeti di ribellione. Questo generale austriaco opprime Livorno con ogni crudele maniera, giunge persino a mandare ad una madre le vestì insanguinate del figlio fucilato. Con tali benemerenze, il Crenneville, dopo circa dieci anni che ha lasciato la Toscana, ha il desiderio di tornare alla nuova capitale d'Italia e di là vuole rivedere la città che egli ha angariato. Giunge a Livorno il 22 maggio 1869, ospite del Console Generale di Austria comm. Nicolò Inghirami, innocua persona. I livornesi riconoscono nel Crenneville il loro carnefice. Una sera, allo scalo dei Quattro Mori, mentre il Crenneville attende il piroscafo per recarsi a Genova, è assalito e pugnalato; il Crenneville rimane solo ferito alla mascella ed al naso, mentre l'Inghirami, che s'era avanzato per scansargli il colpo, è ucciso nella mischia con una pugnalata in petto. Il fatto iproduce enorme impi:essione; si vede nel delitto l'opera d'una congiura. Sono rinviate a giudizio ventiquattro· persone, fra le quali il maggiore garibaldino Jacopo Sgarallino, un decorato delle battaglie di Marsala del Trentino e di Mentana. · Il processo inizia alla Corte di Assise di Siena il 13 di- "blioteca Gino Bianco
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