di una volta, per esempio il "Viaggio elettorale" di Francesco De Sanctis ( ch'è del 1875), ha l'impressione di affacciarsi ad un mondo tramontato da secoli)). E invece, il 1925, non è tramontato che da appena tre anni. Ma chi voglia delibare il caotico tempo tiranneggiato da schede e da urne, già in fiore all'epoca di De Sanctis, con le necessità di versipellismo e con le tante maschere, può rileggere quel commento çhe De Sanctis fa al suo discorso del I 876, candidato nel collegio di Lacedonia: « Ordii nella mente la tela del discorso, e mi fu assai facile. Parlando a un pubblico mescolato di amici e di avversari tenaci, che non si erano degnati di venire a farmi visita, pensai che dovevo mirare più a questi che a· quelli, e mi promettevo di dire tante cose gentili. lo mostrerò loro quanto antichi e quanto saldi sono i legami di affetto che mi stringono a Lacedonia. Mostrerò il vivo desiderio che ho di riacquistare la mia patria, se essi me ne porgono il modo. Trarrò da loro ogni sospetto che io venga qui ad appoggiare un partito ad essi contrario. lo voglio essere, conchiuderò, il deputato di tutti ... « E perciò di nessuno! « Questa voce sonò nel mi.o cervello e mi ruppe la meditazione)). La meditazione riprende; De Sanctis pronuncia il suo deliberato discorso, dinanzi ai contadini di Lacedonia, ai massari, al notaro e al prete: alcuni capipopolo gli sono contrari; e De Sanctis a ricordare il suo esilio, i'l suo martirio, il suo patriottismo, la sua scienza, ·i suoi scettri, che tuttavia sembrano appannarsi, portati, così, alla Borsa dei voti elettorali, dove ogni valore piega all'aggiotaggio: un po' di voti, signori, per un po' d'esilio sofferto o per un po' di sangue versato! I grandi eventi impallidiscono sbattuti nel buio della cabina, maneggiati dalle dita grosse che alternano la scheda e il mercimonio! L'esule il _professore il letterato continua a invocare, in un impeto di superba coscienza di sè, che tuttavia si concilia con la quèstua agli << elettori carissimi >): « Illustrai la patria con gli scritti che forse non morranno; e forse un giorno i vostri posteri alzeranno statue a colui al quale conten~. ,. ~~7'?4~;, 212 BibliotecaGino Bianco
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