Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

nale, ha ritenuto sempre che la questione romana colla violenza, coi colpi di mano, colle armi, come voi vorreste, perchè non ho inteso da voi proporre altro mezzo, ha sempre ritenuto che con codesti mezzi non si scioglie, ma si complica, si avviluppa>>. Il 20 agosto '70 l'on. Bertani svolge un ordine del giorno chiedendo l'immediata presa di possesso di Roma: la Camera è vibràtile, nervosa, carica di contenuto e di significato; tutti sentono la romba dell'avvenimento gigantesco che incalza. La Camera ha ansia di fatti, e l'esordio vago di Bertani è interrotto, movimentato, pestato da rumori: Bertani: « Vi è tanta furia in questa Camera di chiudere la discussione attuale, come se il nemico fosse alle porte, ed il pelottone ministeriale dovesse montare a cavallo a respingerlo. Il rimanere qui in Firenze poche ore di più ... >>. Pinzi: « Lei non ci sta mai ». Bertani: « ... e sentire da questi banchi suonare la voce degli avversari, fa a quei signori l'effetto morale delle baionette alle reni,,. Massari: « Niente affatto ,,. Bonghi: « Per primo punto non mostriamo mai le reni ». (Ilarità). Bertani: « Il territorio italiano per buona sorte non è occupato dal nemico, e lo straniero, che contro i patti. e proditoriamente ci assalì nel territorio rioccupato tre anni or no, è, si dice, a Londra; noi possiamo dunque essere calmi e pa:c:ienti,perchè non abbiamo nemici da temere, e dell'accozzaglia pontificia non ci curiamo. Per isvolgere il mio ordine del giorno àvvi bisogno di un tempo, ch_ele condizioni della Camera non mi consentono; ma, siccome per due anni ho saputo tacere e non fui per due anni distratto, vorrete permettermi che almeno vi provi che nelle mie convinzioni quell'ordine del giorno è perfettamente logico. Sarò breve_ come un'arma corta, nè però proditoria o velenosa. (Si ride: a sinistra). Sarò impersonale fin dove le persone non si confondono colle cose, sarò reciso per essere preciso, ma in ogni modo franco; e, se per avventura mi sfuggisse qualche parola aspra, certamente, credete, che non· mi muove nè rancore nè fiele. I rancori passati, di cui mi forniste voi cotanto 160 BibliotecaGinoBianco

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