dine del giorno Matteucci, al Senato, che riafferma la necessità di riunire Roma all'Italia assicurando tutta l'indipendenza e il decoro della Chiesa e del Pontefice. Ancora l'anno dopo il Ministero Ricasoli tenta un accordo con la Santa Sede, frustrato dall'obliquo intervento della Francia: al solito ci s'imbatte sempre contro la sorellanza latina, contro il permanente « Jarnais n, accompagnato dagli chassepots di De Failly o dal pugnaletto di Daladier. Poi è il grido di Garibaldi, << o Roma o morte n, difeso leoninamente da Crispi in Parlamento: la « Convenzione del Settembre>> (1864) per la quale il Governo di Minghetti s'impegna di non attaccare il territorio del Papa, e contro la quale Crispi pronuncia il discorso con la frase da allora · sempre viva « La monarchia ci unisce e la repubblica ci dividerebbe n: il « Sillabo n di Pio IX affermante il diritto e la volontà d'un dominio temporale: quindi la legge sul matrimonio civile, che Cesare Cantù non approva ritenendola un derivativo dal diritto ecclesiastico, « un'insulsa parodia della formula sacerdotale n. Nel '67, Adriano Mari, dal banco del governo, perentoriamente afferma la ineluttabilità che il potere temporale debba finire per sempre: « Chi _è che non sappia, per poco che abbia letto le storie patrie, che cotesta miscela o confu·- sione di poteri è stata sorge,;te perenne delle più gravi sciagure d'Italia? .Chi è che non sia persuaso che nelle questioni del potere temporale la religione è fatta pretesto a mondani interessi? Chi è che non abbia questa convinzione nell' animo, che essa non è questione religiosa, sibbene questione politica? Non è questa, signori, una questione politica? Non è questa, o signori, una questione peregrina che voi facciate. È una verità, un'antichissima verità . che la Chiesa di Roma per confondere in sè duo reggimenti cade nel fango e sè brutta e la soma. Su questo non è, nè può essere questione. La divergenza delle ?Pinioni, •o signori, è stato detto le mille volte e lo ripeto, è nei mezzi, nei modi onde raggiungere l'intento. La Camera, senza rinunziare mai al programma nazio159 BibhotecaGino Bianco
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