Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

Ma neppure ora mancano gli eventi di ferro. Sotto il terzo ministero Rattazzi avviene la battaglia di Mentana, per la liberazione di Roma, tra garibaldini e francesi: 4700 garibaldini, armati d'una disperata volontà di un fucile avariato e di sole 24 cartucce, mettono in fuga le munitissime compagnie degli zuavi papalini; ma giungono undicimila francesi, capitanati dal generale De Failly, armati per la prima volta di chasse_pots, e il numero ha ragione dell'ardire; i francesi subiscono perdite ingenti, ogni garibaldino combatte contro tre francesi, dimostrando come l'eroismo trovi autentico collaudo nell'imparità della lotta. Il Parlamento, nonostante lo schiumare ch'è corteo di ogni rovescio, si rende fondamentalmente conto che Mehtana è una pagina di sfortunato valore; tuttavia si reclama un più saldo potere centrale. Molti pensano di risolvere in via pacifica la « questione romana». *** Il Parlamento è agitato da alcune discussioni che toccano il plasma della vita sociale agli inizi del graduale maturarsi: l'unificazione delle leggi, il matrimonio civile, la convalida dell'elezione di Mazzini a Messina, l'ordinamento dell'asse ecclesiastico. Su tutte si leva, per urgenza storica e per passione nazionale, il dibattito dei rapporti tra lo Stato e il Pa- .pa, tema ardente che già divampa all'inizio dell'opera di Cavour, quando Cavour si trova di fronte al Papa padrone di grande parte dell'Italia Centrale, sorretto dalla diplomazia austriaca e dalle armi francesi: la situazione s'inasprisce allor che nel '59 si decide il destino della Romagna e delle Marche. Sul finire del '59, il Papa scrive a Vittorio Emanuele per averlo favorevole nel prossimo congresso dove si discutono i rapporti tra la Santa Sede e le Legazioni; ma Cavour infila il pretesto per delineare la politica del regno senza ambagi, prepara la risposta del Re, dove ogni parola è un termine fisso: « L'Italia da più anni è travagliata da avvenimenti che tutti concorrono al medesimo scopo: il ricupero della sua indipendenza. A questi ebbe già gran parte il magnanimo BibliotecaGino Bianco

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