no essi mazzzmanz o borbonici, rivoluzionari o municipali. Bisogna convincere il paese che si vuole camminare ad onta di qualunque ostacolo ». • Cavour guarda Garibaldi come l'aedo, però vuole che l'aedo si•anell'orbita monarchica, ed è trepidante ad evitare che le vittorie sul campo di battaglia accendano, coi foochì, propositi estranei alla reggia; vuole le canzoni di guerra attorno al trono. Nel suo epistolario è più aperto, chiaro, preciso: « Per fare l'Italia non bisogna mettere in opposizione Vittorio Emanuele e Garibaldi. Garibaldi ha una grande potenza morale; egli esercita un immenso prestigio non solo in Italia, ma soprattutto in Europa. Se domani io entrassi in lotta contro Garibaldi, è probabile che io avrei con me la maggioranza dei vecchi diplomatici; ma l'opinione pubblica Europea sarebbe contro di me. E l'opinione pubblica avrebbe ragione, perchè Garibaldi ha reso all'Italia i più grandi servigi che un uomo le poteva rendere. Egli ha dato agli Italiani la fiducia in se stessi: egli ha provato all'Europa che gli Italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistare una Patria >>. A creare· una coscienza e una volontà monarchiche, Cavour giunge gover:nando dittatoriamente, imponendo dove non riesce.a persuadere, piazzando la forza dove non gli è possibile ottenere il consenso. Le sue direttive sono precise: al Luogotenente Generale delle Province Meridionali raccomanda di essere « dittatore di fatto se non di nome>>; all'Intendente Generale di Genova prescrive di lottare i giornali d'opposizione « senza troppo inquietarsi della perfetta legalità dei mezzi impiegati per raggiungere il fine )); al Vimercati scrive che « l'! talia deve farsi e si farà. Cercheremo vincere gli ostacoli con le buone; se ciò non giova li vinceremo coi mezzi estremi>>. Cavour si è piegato sulle pagine del Principe, ch'è una stazione _obbligata per ogni riformatore moderno; non è senza significato che Mussolini scriva il Preludio al Machiavelli. Nel Parlamento di Firenze, il grande assente è presente; quando si diranno le parole più alte si proietterà la sua ombra; un'assemblea, per povera che possa essere, è sempre BibliotecaGino Bianco
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