Titta Madia - Storia terribile del Parlamento italiano

E il seguito a domani: i deputati escono, scuri e amari; la folla, sulla piazza, è silenziosa; una triste ora batte per la Patria, tutti ne hanno lucida coscienza e sconsolata. L'indomani parla Urbano Rattazzi: altra requisitoria implacabile contro Cavour; un discorso con la forza delle onde in tumulto; una serrata dimostrazione etnografica e geografica: « Mi permetta il signor Conte di Cavour di dire che, se la sua politica lo condusse al punto di dover cedere non solo la Savoia, ma anche Nizza, non è certo una politica che sia molto buona nè nazionale; quando si vuole fare l'Italia, quando per farla non siamo ancora a mezzo cammino, quando la parte che dobbiamo ancora percorrere è la più ardua e disastrosa, non s'incomincia per cedere una parte di questa Italia; quando vogliamo liberare l'Italia dagli stranieri, mentre lo straniero è ancora in Italia, non se ne introduce un altro>>. Cavour senl:e la tempesta addensarsi; dovrebbe parlare per ultimo, ma egli teme che l'atmosfera si faccia compatta in questo serrarsi di eloquenze concordi; allora prende subito la parola, si gitta nella polemica col peso della sua autorità e della dura necessità del Paese. Il suo discorso è scialbo, sbandato, crudele: non è possanza d'intelletto che possa spegnere la fiamma, e sopra le capziosità delle parole gli uomini - per fortuna - vivono con le fedi sinceramente patite; divino male da cui - con l'aiuto di Dio - non si guarisce. Cavour sente l'ostilità serpeggiare intorno e, da atleta, più indurisce i bicìpiti, soffonde le parole in un'arbitraria alterigia illecita, supera il limite; non può andare oltre, poi che egli difende il Trattato non solo con la necessità di accontentare la Francia ma con un omaggio a certo diritto naturale per il quale si metterebbe in dubbio l'italianità di Nizza. In fondo non è Cavour che parla, è la disperazione di Cavour squartata tra la coscienza di sostenere la mala causa e l'ineluttabilità di non potervi sfuggire. Passano di queste ore nella vita dell'uomo, eminente o oscuro, quando sembra tutto debba naufragare; allora si è bruciatl dalla libidine di forzare i toni dell'avversità, -di mettersi nel fondo della corBibliotecaGino Bianco

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