al movimento elettorale, portando il mio modesto contributo specialmente alla vittoria di Vicaria. . . Non feci pubblica dichiarazione del mio distacco, né mai smentii la qualifica di anarchico che mi davano i giornali borghesi, finché vigettero le leggi eccezionali. Ma i miei dissensi dagli. anarchici, specie individualisti, rimontano al 1890, e dissensi non solo nella tattica, ma anche nella teoria, come sa chi ha letto l'opuscolo « L'individualismo nell'anarchismo ». . . E non mancai di spiegare le mie idee sociali in libri ed opuscoli che il Turati non ignora. Piuttosto dunque di meravigliarsi del mio brusco passaggio al partito socialista, egli avrebbe dovuto meravigliarsi dell'estrema lentezza di esso~ nel lungo tempo che io misi a decidermi. Ma· egli me ne vuole perfino perché io m'iscrissi alla sezione di Napoli piuttosto che a quella di Roma. Ebbene gli risponderò che io, mi.lite volontario. e disinteressato del socialismo, non ci tenevo ad essere iscritto a nessunà sezione. Mi iscrissi cedendo alle affettuose premure dei compagni di Napoli, dopo la campagna elettorale com-· battuta insieme. Del resto son pronto a render conto delle mie idee e delle mie azioni a tutti, ai socialisti di Roma o di Milano o di Venezia, come a quelli di Napoli. Ripeto, posso sbagliarmi, ma ho detto sempre quello che pensavo e ho fatto, nei limiti delle mie forze, il mio dovere. Ho fatto poco, pochis_simoper la causa, ma sempre qualcosa di più di coloro che si sono assisi alla rpensa del socialismo italiano, quando era bella· e imbandita, e c'era da raccogliere medagliette, stipendi e battimani, e soltanto raramente si correva il rischio di qualche mesetto di carcere. Nari ho indietreggiato dinanzi a nessuna responsabilità, né quando la prima volta, arrestato a Napoli per complicità in regicidio, _manifestai altamente le mie convinzioni politiche senza scuse né reticenze, e neppure alla fine dell'anno passato/: . . . . . ... ~""Due circostanze che vanno precisate così: la prima è dèl 1878, quando, dopo l'attentato a Napoli del Passanante al re Umberto, il Merlino, poco più che ventenne e già militante attivo del movimento socialista internazionalista, fu arrestato sotto la suddetta accusa, che non aveva alcun fondamento; la seconda è del 1900 e richiama il processo contro il regicida Gaetano Bresci, del quale, com'è notorio, il Merlino fu il difensore in Corte d'Assise. 563' Biblioteca Gino Bianco
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