sentono gli uomini .di una data epoca; e questo dev'essere particolmente vero delle dottrine che appaiono ai momenti di transizione. Ma avviene che i pensatori veggano meglio le cose lontane che le vicine, invochino principi assai più radicali delle riforme che effettivamente si ottengono. In fin dei conti l'idea della liberazione del servo della gleba, quella della libertà dell'uomo in generale e particolarmente della libertà economica, non è idea borghese, ma essen- · zialmente umanitaria. L'affermazione dei diritti naturali dell'uomo menava alla dottrina del Morelly e del Babeuf assai più logicamente che a quella dell'economia politica dello Smith e del Ricardo. Queste considerazioni suggeritemi dalla lettura del libro di Arturo Labriola meriterebbero d'essere sviluppate e se ne trarrebbero dietro altre; e da ultimo verrebbero in discussione, a proposito delle dottrine economiche del Quesnay, tutti i problemi del socialismo e della sociologia. Il che prova che il libro del Labriola è quello che noi_ diciamo con vocabolo straniero « suggestivo ». E questa è la miglior lode che si possa fare d'un libro. FRAMMENTI INEDITI SU MARX * Il socialismo sorse tra le tempeste della Rivoluzione francese come un ideale, una luce intraveduta e poi scomparsa nel buio. Era sogno di filosofi, aspirazione di settari, che si scostavano dalla realtà per contemplare l'astro che sorgeva. In un secondo momento sopravvenne il movimento operaio, l'Internazionale e dette l'impronta al socialismo. Marx era idealista, teorico, dottrinario; ma visse in pieno sviluppo del movimento operaio e questo improntò la ·sua teoria. Materialismo storico, teoria del plusvalore, lotta di classe, accumulazione del capitale e miseria crescente, rivoluzione, dittatura del proletariato, comunismo. * Appartengono quasi certamente all'elaborazione de « L'Utopia collettivista e la crisi del socialismoscientifico », che è del 1898. 537 Biblioteca Gino Bianco
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