verno, che deve continuan1ente sorvegliare, perché non gli prenda la mano. Si vuole che in questo equilibrio consista il pregio del regime, perché le due forze contrarie si contemperano e contengono reciprocamente; la verità è che il regime somiglia ad una barca in cui due gruppi di rematori remighino in sensi contrari: il popolo è continuamente in pericolo di perdere i suoi diritti e di vedere frustrata la sua sovranità. Democrazia vuol dire governo di popolo, non di re, di ministri e capi-fazione a nome del popolo. Governare poi significa comandare, non già ubbidire; dettar le leggi, non subirle; dare ordini, non dare preghiere od esprimere desideri; aver servitori, non padroni. Nel regime politico vigente, specialmente in Italia, i servi del popolo sono i suoi padroni, le _leggi si fanno dal governo con decreti reali, con o senza lo spolverino della maggioranza parlamentare. Il governo ha ai suoi ordini la polizia e ultimamente anche la milizia nazionale. Esso tiene le chiavi del tesoro dello Stato· e può batter moneta quasi quanta ne vuole; e non rende conto del suo operato che a cose fatte e a quelle tali « comparse » che fanno parte della sua maggioranza parlamentare; il controllo della Corte dei Conti essendo di fatto abolito> perché la Corte dei Conti, quando ha qualche cosa a ridire, registra i decreti con riserva! Che cosa può fare il popolo per difendere le sue libertà, i suoi diritti contro gli atti arbitrari del governo? come può far valere, anche nelle più gravi congiunture, la sua volontà, i suoi interessi? La stampa periodica vive (meno qualche rarissima eccezione) dei fondi segreti del governo o dei finanziamenti dei banchieri e dei grossi industriali, che poi si rifanno con gli appalti di opere pubbliche e con le forniture governative. I cittadini non possono nemmeno riunirsi, in pubblico o privatamente, a discutere fra loro e a votare qualche innocuo 504 Biblioteca Gino Bianco
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