Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

La verità è che i collettivisti sentono vacillare il loro mal concepito ideale, e non vogliono confessare quel che pensano. Se la pigliano con me, che (dicono essi) ho ripetuto le solite obiezioni contro il collettivismo. Ma che ci ho da fare io se quelle obiezioni sono giuste? Tutto quello che potevo fare, e che ho fatto nei limiti delle mie forze, è stato di dimostrare che il socialismo non cade col collettivismo, ma si può attuare altrimenti. Potevo negare io il « pericolo autoritario » del collettivismo? Potevo e dovevo dissimularlo? Potevo dire, come fa il Bonagiuso, che alla fin fine si tratta di costituire un potere « incaricato solo (magnifico quel solo!) di regolare la produzione e lo scambio ». Una bagattella, come si vede: un potere che regola appena appena la produzione e gli scambi di un paese; che ha quindi al suo comando tutt'i produttori e tutt'i i consumatori, tutto il capitale e tutt'i prodotti, e nient'altro; e che, non riuscendo a contentar tutti, e forse neppure a far le parti giuste, penserebbe a difendersi con la forza e con la corruzione e si circonderebbe di satelliti e di gendarmi! Oltre a ciò, chi poi, in regime collettivista, si occuperebbe della difesa sociale e della giustizia, Bongiuso non lo dice. Creda pure il Bonagiuso che certe questioni non giova schivarle e certe idee vanno meglio. approfondite. 458 BibliotecaGino Bianco

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