colline al piano e alle spiagge - vi sono vie e quartieri che · tutti preferirebbero. Come fare dunque? O estrarre a sorte quelli che debbono abitare i luoghi di delizie, le più belle vie o le più centrali, le meglio orientate (e la sorte non sempre è giusta!); o riservarle a date categorie di persone (vecchi, malati, per esempio), o fare a turno. Ora se queste gravissi1ne ragioni militano contro la gratuità della dimora e dell'alloggio - che è cosa di prima necessità - che cosa non si deve dire per i bisogni meno indispensabili e tneno comuni? I libri, per esempio, a11dremoa leggerceli in biblioteca; ma non potremo procurarci il piacere d.i tenerne alcuni presso di noi? Lo stesso dicasi delle opere d'arte, quadri, statue, oggetti anticl1i, collezioni. Si proclamerà: o tutti o nessuno, quindi nessuno? E chi vorrà dare alle stampe un suo scritto - o di scienza o di letteratura o di politica - o pubblicare un giornale, un manifesto, ecc., dovrà ottenere il permesso dell'autorità dei tipografi, o stamparselo e distribuirselo da sè, o aspettare il suo turno? , « Chi vorrà . un pianoforte, entrerà nell'associazione dei fabbricanti di strumenti musicali » (Kropotkin): già, e così se lo fabbricherà da sè, e se vorrà anche un cannocchiale, se lo fabbricherà da sè, e se vorrà un'automobile ... !!! La sola formula logica potrebb'essere quella del « prodotto al produttore ». Ma bisogna bene intendere che questa è una formula approssimativa, e non risolve che per metà il problema ·della ripartizione dei prodotti del lavoro. Perché, avanti tutto, bisogna tener conto delle differenze di produttività, delle quali abbiamo discorso sopra: non sarebbe giusto attribuire al lavoro ciò che non è del lavor<?,né attribuire ad una categoria di lavoratori - i produttori immediati - ciò che in ogni prodotto · procede e proviene dal lavoro di altri. E poi, producendo i lavoratori (salvo trascurabili eccezioni) non direttamente le cose 410 Biblioteca Gino Bianco
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