Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

Dunque fa mestieri che ciascuno realmente lavori finché le forze gli bastano e non consumi più che non esigano i suoi bisogni. Ma come misurare le forze e i bisogni di ciascun individuo? Si lascerà a ciascuno di fare questa doppia valutazione per se medesimo? Ma in tal caso potrebbe darsi che l'individuo stimasse meno del giusto la sua capacità di lavorare e più del giusto i bisogni da dover soddisfare. Le forze dell'uomo e i suoi bisogni non sono quantità fisse: si possono estendere e raccorciare secondo le circostanze. Perché sappia l'individuo in qual misura è necessario che egli si affatichi e con quanta larghezza egli può vivere, bisognerebbe che egli conoscesse tutto ciò che producono e tutto ciò di cui hanno bisogno tutt'i suoi concittadini. Pur ammettendo che tutt'i membri di una comunità alquanto numerosa fossero compresi del dovere di solidarietà, come farebbe ciascuno a sapere quanto e quale lavoro la società attende da lui e quale limite deve egli segnare al proprio consùmo per non lasciar insoddisfatti i bisogni altrui? Non ci sarebbe che a rimettere ad un'Amministrazione centrale la determinazione di ciò che ciascuno può consumare e di ciò che ciascuno deve produrre: ma ognuno vede quanto riuscirebbe intollerabile la soggezione ad una tale Ammini- • straz1one. Diremo perciò che il principio di solidarietà sia erroneo e non debba aver nessuna applicazione nella società socialista? No, esso anzi deve aver applicazione in vari modi: 1°) La società ~eve assicurare a tutti gli uomini l'uso (a date condizioni) del mezzo di lavoro, cosicché i suoi membri tutti siano in eguali condizioni, non più poveri gli uni e gli altri ricchi, e soprattutto nessuno sia costretto a vendere le sue braccia ad un altro per mancanza di mezzo di lavoro; 2°) La società deve sovvenire agl'incapaci e procurare possibilmente di renderli capaci: la società dev'essere una specie di mutua assicurazione; 404 Biblioteca Gino Bianco

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