Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

professionale, voto politico, milizia nazionale, libertà amministrativa, elezione popolare dei pubblici magistrati, sistema di tributi che lasci inviolato il necessario alla vita. A queste riforme politiche Mazzini aggiungeva un po' di socialismo, ma da venire gradatamente e a lunga scadenza. « E vogliono gli operai (scriveva) pacificamente, gradatamente sostituire all'ordinamento attuale del lavoro retribuito a salariato dai detentori di capitali quello di lavoro associato: unire in altri termini nelle mani d'associazioni libere e volontarie, industriali ed agricole, capitale e lavoro ». Il socialismo era la coda del programma della democrazia: la testa e il corpo di questo erano formati da riforme puramente politiche. Il programma dell'Internazionale fu precisamente l'opposto. L'emancipazione economica della classe operaia avanti tutto: la libertà verrà di conseguenza. « La soggezione del lavoratore al capitale è la sorgente d'ogni servitù politica, morale e materiale » era dichiarato nel programma dell'Associaziòne: « e per questo l'emancipazione economica dei lavoratori è il grande intento al quale dev'essere subordinato ogni moto politico ». Così socialismo e democrazia parvero due forze nemiche. Una conciliazione fu tentata, e al congresso Pace e Libertà del 1867 il Chaudey fece prevalere il principio che Mazzini dichiarava unico ragionevole: che gli operai aiuterebbero i borghesi nella conquista delle libertà politiche, i borghesi aiuterebbero i lavoratori nella emancipazione economica. Formula infelice, perché affermava che le libertà politiche non interessavano che i borghesi, e l'emancipazione economica non riguardava che i lavoratori. Ciascuna parte era convinta di avere _interessi diversi dall'altra. Al congresso di Berna dello stesso anno, Bakùnin e altri borghesi abbandonarono il partito democratico e passarono nel campo socialista. Essi credettero effettivamente di rinunciare ai privilegi della propria classe e di entrare a far parte della grande famiglia operaia, allora rappresentata dall'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Alcuni di essi, fra cui il nostro Cafiero, si spogliarono di ricchi patrimoni, destinandoli alla propaganda e all'azione rivoluzionaria. Ci fu chi andò oltre, e volle divenire effet400 Biblioteca Gino Bianco

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