Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

dopo aver atteso un elevamento degli animi e dei moventi della condotta per effetto del nuovo regime, dopo aver tentato direttamente l'attuazione del comunismo sopprimendo ogni possibilità di vivere altrimenti e adoperando anche la forza, si sono urtati contro la resistenza passiva, l'inerzia degl'individui che rendeva impossibile il funzionamento del comunismo di Stato, e si son visti obbligati a mutare indirizzo, ad andare verso il socialismo per altra via, rimettendo in azione le molle dell'attività economica. Il loro insegnamento - che tanto caro costa al popolo russo - è da augurarsi giovi a noi a farei porre il socialismo in quello che ne è l'essenza: un regime di libera cooperazione, non di oppressione universale; e a risparmiarci amare delusioni. II. -1. Non sarà forse inutile ricordare in qual modo i blanquisti intendessero la rivoluzione. Il Partito (s'intende il loro) comincia dall'impadronirsi del potere: ogni gruppo locale procede nella sua località a questa presa di possesso, costituendosi in potere rivoluzionario locale e nomina delegati ai diversi uffici. Ciò fatto, si armano gli operai e si mandano alla battaglia: il partito mette frattanto la mano sulle casse pubbliche, banche, ecc.. Col ricavato di questa presa di possesso finanziaria, il Partito distribuisce agli operai buoni per il cibo e l'alloggio; condona ai contadini il 50% (soltanto) del debito ipotecario; distribuisce loro semenze e ingrassi; agli operai di città si concede di eleggere i loro capifabbrica e direttori. Tutto ~iò deve aver luogo in tutte le località e secondo un piano uniforme. I poteri locali poi nominano delegati, che riuniti formano il potere centrale. L'organizzazione del partito presta così i quadri del governo rivoluzionario. Il quale dopo aver preso possesso, in nome della nazione, della proprietà finanziaria, procede parimenti per la proprietà commerciale ed agricola. Esso non consulta il popolo, ciò che * Postilla all'articolo di Edoardo Bernstein su « Blanquismo e Socialismo», Rivista critica del socialismo, 1899, pag. 402. 390 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==